L’AQUILA – «Ho concluso i cinque giorni di terapia antivirale, sono da 24 ore senza ossigeno di sostegno e spero che le cose possano migliorare. È una malattia molto difficile, da non sottovalutare, bisogna comportarsi responsabilmente prendendo ogni precauzione e rispettando le norme».
Da otto giorni ricoverato in isolamento nel reparto di malattie infettive dell’ospedale dell’Aquila e dopo che «i primi sono stati duri», parla all’Ansa con un tono di voce decisamente più forte è rassicurante il giornalista Alberto Orsini, 37 anni, della Tgr Rai Abruzzo, colpito dal coronavirus che gli ha causato una seria polmonite.
Le sue condizioni dopo una fase decisamente difficile (ossigeno per alcuni giorni e saturazione non soddisfacente) sono migliorate tanto che domani potrebbe lasciare il San Salvatore per continuare la convalescenza a casa.
«Bisogna stare attenti anche alle cene tra amici stretti e in famiglia perché lì si abbassano le difese sentendosi a casa tra fidati», ammonisce ancora.
Ieri, il corrispondente dall’Aquila ha trovato la forza di confezionare, dal suo letto di ospedale, un servizio trasmesso dal Tg Rai Abruzzo nel quale ha intervistato il primario, Alessandro Grimaldi, che è entrato nella sua stanza con scafandro e maschera, per fare il punto sull’andamento della seconda ondata del virus che, a differenza della emergenza di marzo, in provincia dell’Aquila sta causando da settimane una impennata di contagi che ha messo a dura prova il sistema sanitario.
Il calvario di Orsini è cominciato 15 giorni fa con i primi sintomi, poi dopo 7 giorni di isolamento a casa c’è stato il tampone che ha rivelato la positività con la situazione che si è aggravata tanto da rendere necessario il ricovero in ospedale.
«Qui ci sono 22 posti letto sempre pieni – ha spiegato nel suo servizio Orsini – quando esce una persona ne entra immediatamente un’altra. Qui si procede alla somministrazione delle terapie, la mattina il cortisone, la protezione per lo stomaco, poi l’antibiotico, l’eparina e il Remdesivir, che sta dando buoni risultati in molti casi. Sono condizioni difficili, sia per i malati che devono indossare le mascherine, sia per gli operatori che sono scafandrati. Si muovono con pesanti camici che rendono anche difficili i movimenti».
Come confermato da Grimaldi, «a L’Aquila la situazione è critica, i reparti sono pieni. Cerchiamo di curare più gente possibile a casa, per quanto possibile, ma non è facile, per molti infatti è sempre più necessaria l’ospedalizzazione». (ansa)