Scuse e grande imbarazzo di Bartoli che sotto l’albero ha già la mozione di sfiducia

Odg: una maggioranza soltanto aritmetica

I quattro “volontari” del Consiglio nazionale dichiarano la loro disponibilità a candidarsi nel Consiglio di disciplina (Foto Giornalisti Italia)

ROMA – Alla fine la maggioranza è stata costretta a convincere quattro suoi consiglieri ad accettare la candidatura e l’elezione nel Consiglio di disciplina con conseguente abbandono del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Una soluzione obbligata dopo la figuraccia rimediata ieri pomeriggio quando, con una puerile furbata, la maggioranza aveva eletto le uniche due donne dell’opposizione, Margherita Agata e Anna Scafuri, contro la loro volontà e nonostante la dichiarata indisponibilità dell’opposizione a partecipare al voto in segno di protesta per mancanza di garanzia democratica nell’elezione del Collegio dei revisori dei conti.
La riunione notturna, che aveva visto la maggioranza impegnata nell’affannosa ricerca di “quattro volontari”, non ha dato i suoi frutti e stamane, nonostante la raccomandazione fatta ieri sera dal presidente Carlo Bartoli, di riaprire i lavori alle 9.30, l’impasse è proseguito fino alle 11.55 quando Paola Spadari ha aperto il microfono per fare l’appello.
Rinvio su rinvio, la mattinata è scivolata per le continue richieste di differimento dell’inizio dei lavori. Prima Bartoli ha detto a Verna che doveva andare in camera a fare la valigia, poi che aveva la necessità di riunire i suoi ed ancora che gli serviva altro tempo. Intanto, l’opposizione si riuniva nella sala “Aniene” del Grand Hotel Palatino per discutere sulla linea da adottare, ma soprattutto mettere a punto la mozione di sfiducia contro il nuovo presidente «per l’increscioso episodio dell’elezione, poi rifiutata, al Consiglio di disciplina da due colleghe che non avevano presentato la loro candidatura, turbate per avere vissuto la cosa come un tentativo di espunzione forzosa dal Cnog».

Carlo Verna

Episodio – è scritto nella mozione – che «segue, infatti, il silenzio da parte del presidente, all’atto dell’avio delle operazioni di voto del Consiglio di disciplina a fronte della seguente testuale previsione di cui al punto 2 dell’art. 7 del medesimo regolamento, della dichiarazione procedurale: “i consiglieri che intendono candidarsi per il Consiglio di disciplina nazionale lo comunicano al presidente che informa il Consiglio. Si procede quindi all’elezione…”. Anche la registrazione della riunione potrà confermare l’omissione di qualunque informativa, mentre il turbamento delle colleghe coinvolte potrà essere confermato da Margherita Agata e Anna Scafuri, prime firmatarie della presente mozione-esposto, in sede di eventuale audizione da parte del Ministero della Giustizia, che auspicabilmente presterà la dovuta attenzione al pieno rispetto della tutela di genere».
La mozione di sfiducia viene presentata alle 11.59 e la segretaria Paola Spadari la passa al presidente Carlo Bartoli che, con grande imbarazzo, quale prima incombenza si trova a dover leggere il documento con cui vengono chieste le dimissioni sue e di tutto l’esecutivo.

Carlo Bartoli

Bartoli comprende la gravità del contenuto e, con grande senso di responsabilità, offre la propria disponibilità a metterla in votazione, ma viene richiamato al rispetto del regolamento che prevede la discussione non prima della seduta successiva. Carlo Verna, dal canto suo, fa notare che «l’unico atto possibile sono le dimissioni immediate e che, comunque, bisogna attendere prima il completamento delle operazioni di voto per l’elezione di tutte le cariche».
A questo punto Bartoli si sente in dovere di dire che «quanto accaduto ieri non aveva assolutamente l’intenzione di offendere. Mi scuso e me ne dispiace tantissimo e vi chiedo di correggermi se commetto degli errori». Poi ammette che è stato un errore non lasciare un posto dei revisori dei conti all’opposizione e annuncia la disponibilità a riparare al danno facendone dimettere uno.
La marcia indietro di Bartoli e la soluzione, proposta da Paola Spadari, di rieleggere tutti i componenti del Consiglio di disciplina, non cambia certo la linea dell’opposizione, considerato l’atteggiamento prevaricatore mostrato il giorno prima, ma stempera la tensione.

Nicola Marini

L’opposizione, pur mantenendo in piedi la mozione di sfiducia e la decisione di non eleggere nessuno dei propri consiglieri, decide infatti di partecipare alla votazione deponendo nell’urna la scheda bianca. «Lo facciamo per rispetto istituzionale nei confronti di un organismo giurisdizionale importante», hanno osservato con varie motivazioni Carlo Verna, Nicola Marini, Pierluigi Franz, Paolo Corsini, Alessandro Sansoni e Oreste Lo Pomo in sede di dichiarazione di voto.
Con 22 schede bianche e l’elezione nel Collegio di disciplina di Sara Salin, Paolo Giovagnoni, Vincenzo Ciccone e Gian Mario Sias si arriva alle 13.42, ma in 18 minuti è impossibile procedere al completamento del Consiglio di disciplina con i componenti esterni e all’elezione delle Commissioni Ricorsi, Amministrativa, Giuridica e Culturale. A Carlo Bartoli non rimane altro che annunciare che «il Consiglio nazionale sarà riconvocato prima Natale e sarà l’occasione per farci gli auguri». Ma sotto l’albero, come primo regalo, c’ha già una mozione di sfiducia. (giornalistitalia.it)

ELEZIONE DEL CONSIGLIO DI DISCIPLINA NAZIONALE INTERNO
Aventi diritto 58. Votanti 55. Schede bianche 22. Schede nulle 0
Sara Salin 31 (eletta)
Paolo Giovagnoni 24 (eletto)
Vincenzo Ciccone 21 (eletto)
Gian Mario Sias 17 (eletto)
Carlo Bartoli 1
Antonello Menconi 1
Enrico Romagnoli 1
Ilaria Maria Sotis 1
Paola Spadari 1

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