BARI – «Mettere insieme profili ed esperienze diverse per rispondere in maniera efficace, puntuale e completa alle istanze della categoria». Questo è lo spirito che ha guidato e spinto un gruppo di Giornalisti pubblicisti pugliesi a presentare la propria candidatura per le elezioni del Consiglio regionale dell’Ordine. Al servizio dei colleghi e della professione.
Candidato al Consiglio nazionale è Vito Scisci (iscritto all’Ordine dal 1980, già consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia dal 1999 al 2010; poi fino al 2017 consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti); candidati al Consiglio regionale sono Fabio Ferrante (giornalista pubblicista con la passione per il Web e il Digital in generale, ha fondato nel 2005 il gruppo di informazione quotidiana on-line “LiveNetwork” con oltre 20 portali di informazione locale diffusi nella provincia di Bari e BAT), Giacomo Rizzo (giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno e collaboratore dell’agenzia di stampa Ansa con esperienza trentennale in diversi organi di informazione tra carta stampata, tv, uffici stampa e web) e Gianni Tanzariello (giornalista ed editore dell’emittente regionale Canale 7 e del settimanale locale monopolitano Sette News; dal 2020 presidente dell’Associazione nazionale di categoria TV Insieme che riunisce 24 editori di emittenti locali dislocate su tutto il territorio nazionale); candidato per l’incarico di Revisore dei conti è Michele Antonucci (giornalista pubblicista, è stato consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Puglia dal 2007 al 2017; direttore responsabile per 16 anni della rivista “Il Bari”, mensile ufficiale della società A.S. Bari; revisore legale in società ed enti regionali e nazionali).
La squadra dei Giornalisti pubblicisti pugliesi parte da un programma che sintetizza problematiche, prospettive, riflessioni, proposte e suggerimenti nati appunto dall’esperienza maturata sul campo e dal confronto quotidiano con gli operatori del settore.
«Il lungo periodo della pandemia – spiega il documento che accompagna le candidature – ha mostrato una volta di più la necessità di una informazione di qualità e quindi di giornalisti preparati, corretti e responsabili. Le prossime elezioni per l’Ordine dei giornalisti non possono non tenere conto di tutto questo. La passione per la professione d’informare rappresenta il nostro denominatore comune».
Un capitolo è dedicato ai nuovi strumenti del giornalista. «La rivoluzione determinata dal progressivo passaggio al digitale di molte testate cartacee – si fa notare – è stata rafforzata dai social network che possono rappresentare uno strumento importante di divulgazione e garantire immediatezza, ma che non devono spogliare i giornalisti del loro ruolo principale. In tal senso, è auspicabile che ci sia un più rigoroso controllo degli organi istituzionali. D’altra parte, è indispensabile che il giornalista ridefinisca metodo di lavoro, approccio culturale e consistenza comunicativa».
Alcune delle proposte? Promuovere corsi di approfondimento pratici e gratuiti sull’utilizzo delle più moderne tecnologie e piattaforme in grado di aiutare i giornalisti a muoversi al passo con i tempi e a capire in che direzione si sta muovendo l’informazione; rilanciare il master in giornalismo puntando a una migliore formazione di base e alla creazione di specializzazioni. Ed ancora: attivare un gruppo di lavoro che raccolga le esigenze dei colleghi in tema di formazione; costituire uno “sportello” finalizzato a raccogliere segnalazioni sull’esercizio abusivo del titolo di giornalista da parte di non iscritti all’Ordine e ad adottare azioni consequenziali.
Si parla anche della revisione della macchina redazionale, considerando che oggi i giornalisti della carta stampata e del web lavorano insieme. «A molti è richiesto il doppio impegno ed una maggiore predisposizione al prodotto crossmediale che in Italia continua a incontrare molte resistenze. La possibilità di comunicare ovunque e di poter accedere a grandi archivi sta trasformando il lavoro del giornalista: non più testimone dei fatti che racconta ma spulciatore di file nell’immenso archivio digitale».
In Italia, viene puntualizzato nel programma, «la legge sull’equo compenso giornalistico approvata nel dicembre 2012 continua a non essere operativa: le maglie della legislazione forniscono agli editori infinite scappatoie e le redazioni diffuse rischiano di fare il gioco dei gruppi dirigenti, più che di coloro che scrivono».
Tra le idee emerse, quella di «assistere e supportare in ogni modo consentito dalla legge tutti i colleghi che, pur non avendo un contratto o un lavoro fisso, svolgono con passione e impegno l’attività giornalistica, anche tutelandoli da eventuali querele temerarie». E «individuare e attuare, in sintonia con il sindacato, ogni forma di contrasto – anche attraverso l’attività disciplinare – alla precarizzazione della professione».
Non mancano le proposte per la tutela della professione dei fotografi e dei cineoperatori, della rappresentatività e della trasparenza all’interno del Consiglio («uniformare i criteri di iscrizione all’elenco dei pubblicisti, senza distinzione tra tipologie di testate e dando prevalenza all’esame dell’effettiva attività svolta anziché ad improprie indagini di tipo fiscale sull’aspetto retributivo»). Infine, si sollecita una riflessione sulla sostenibilità economica. «Oggi – scrivono i candidati della squadra dei Giornalisti pubblicisti pugliesi – la sfida per i giornali e, in particolare, per i giornali on-line è quella di tornare a far pagare il lettore per leggere le notizie. Anche se, per il momento, la remunerazione dell’informazione continua a essere legata a logiche quantitative, la sopravvivenza delle testate sarà, sempre di più, collegata alla qualità. Soltanto giornalisti ed editori che comprenderanno che la domanda è cambiata, e che il pubblico “pagante” chiede informazione di qualità, potrà sopravvivere». (giornalistitalia.it)
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