ROMA – Il reintegro di Renato Farina, la presenza di Giovanni Lucianelli nella Commissione di esame per giornalisti professionisti che sta attualmente tenendo la sua 118esima sessione.
“Cos’altro vi attende e ci attende? Quale altro tradimento siamo, siete pronti a consumare? Cosa vi preparate a raccontare a chi, oggi, si sbatte per poche centinaia di euro lorde al mese credendo in quello che fa e rischiando spesso la pelle per uno scatto o per l’ostinazione di scrivere un nome impronunciabile in una cronaca locale?”. Queste alcune delle ragioni che hanno portato Carlo Bonini a dimettersi in modo “irrevocabile” da consigliere nazionale dell’Ordine. Lo ha annunciato in una lettera che ha letto pubblicamente al Consiglio nazionale riunito a Roma ieri pomeriggio.
“Butto lì un’idea: perché, contando già su Lucianelli agli esami di idoneità, non pensare a Renato Farina per la formazione permanente, magari da tenere in una sala intitolata a ‘Giuseppe D’Avanzo’?”, scrive ancora Bonini.
“Un anno fa, ho accettato di candidarmi per il Consiglio. Perché ero convinto – e resto convinto – che, se si vogliono cambiare le cose, sia necessario mettersi in gioco”, scrive ancora Bonini nella sua lettera di dimissioni dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
“Anche a rischio di perdere, perché nella sconfitta non è vergogna, se leale. Ritenevo di essere in compagnia di colleghi che, pur pensandola diversamente da me, con me condividessero i principi di questo mestiere. O, comunque, un orizzonte etico minimo. Che nulla è irriformabile. Mi sbagliavo. E non prenderne atto sarebbe un inganno”, spiega ancora.
È critico quindi nei confronti di Renato Farina: “Sette anni sono stati un tempo sufficiente a questo Ordine per trasformare la notte in giorno. La vergogna e il discredito in perdono e resurrezione. E allora lasciate che vi racconti io un pezzo di questa storia che qualcuno ha dimenticato o forse ignora. Renato Farina, alias ‘Betulla’, ebbe tra i suoi ‘target’ spionistici anche il lavoro giornalistico per ‘Repubblica’ del sottoscritto e di chi non può più parlare, perché un infarto lo ha portato via troppo presto la mattina del 30 luglio 2011: Giuseppe D’Avanzo. Un amico di cui ho pudore a parlare. Per me un padre, non solo della professione”.
Ma punta il dito anche contro Lucianelli: “Già, anche Lucianelli è uno di noi. Direi di più: la nostra faccia dentro e fuori la categoria, visto l’incarico di commissario d’esame. E, del resto, ha un mentore professionale d’eccezione, l’ex senatore e pregiudicato Sergio De Gregorio, e una lunga storia professionale che definire opaca è un eufemismo. Che ha spesso incrociato il codice penale e non per reati professionali”.
E conclude: “Non vi annoio oltre. Io, da oggi, separo la mia strada dalla vostra e renderò pubblica questa mia lettera di dimissioni che chiedo venga formalmente messa agli atti del Consiglio, perché nessuno, un giorno possa dire, ‘non sapevo’, ‘non c’ero’, ‘nessuno me lo ha detto’. Sono consapevole di aver perso la mia battaglia qui dentro. E sono consapevole di lasciare un lavoro a metà. A cominciare da un progetto di riforma dell’Ordine su cui mi ero impegnato”. (Ansa)
Polemiche dimissioni del consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti Bonini