NEW YORK (Usa) – Il New York Times mette alla porta il suo esperto di Covid e la decisione scatena polemiche: Donald McNeil, rispettato giornalista scientifico da 45 anni al giornale, è stato licenziato per aver usato due anni fa la parola “nigger” (negro) davanti a ragazzi di liceo che partecipavano con lui a un viaggio in Perù sponsorizzato dal quotidiano.
«Un segnale pericoloso», ha protestato il Pen America, pur concordando che l’espressione incriminata sia «unicamente crudele, dolorosa e piena di associazioni pericolose». Tuttavia, aveva detto la Ceo dell’organizzazione degli scrittori Suzanne Nossell, «che un giornalista come lui concluda la sua lunga carriera per aver usato una singola parola rischia di mandare in giro un messaggio agghiacciante».
McNeil, 66 anni, si era difeso “credibilmente”, secondo il Pen, quando due anni fa ragazzi e genitori coinvolti nel viaggio avevano protestato con il giornale. «Eravamo a cena – si era giustificato il giornalista – e una ragazza mi chiese se pensavo fosse giusto sospendere una sua compagna che aveva usato quella parola in un video girato quando aveva 12 anni. Chiesi a mia volta di conoscere il contesto, se avesse voluto insultare qualcuno o stesse citando un brano rap o il titolo di un libro. Nel fare la domanda usai la stessa parola».
Passati due anni, a fine gennaio, l’intera vicenda approda sul Daily Beast. Scatta una protesta formale di oltre 100 giornalisti, mentre il Times, indipendentemente, presenta formalmente la candidatura di McNeal ai Pulitzer per il suo lavoro sul Covid. Nella redazione in subbuglio, prende le redini dell’inchiesta Nikole Hannah-Jones. La giornalista dietro il “progetto 1619” sulla schiavitù in America, chiama personalmente studenti e genitori coinvolti nel viaggio.
Alla fine per McNeil non c’è stato nulla da fare: «Non tolleriamo il linguaggio razzista a prescindere dall’intenzione», si era arreso il direttore Dean Baquet, che due anni fa aveva invece accettato la versione del giornalista affermando che da parte sua «non c’era stata malizia o intenzioni razziste».
L’uscita di scena di McNeil è l’ultima in pochi giorni al New York Times: a fine gennaio la “Vecchia Signora in Grigio” ha interrotto la collaborazione con la giornalista Lauren Wolfe, colpevole di aver twittato di aver avuto “i brividi” quando Joe Biden era atterrato a Washington alla vigilia dell’insediamento. È stato, inoltre, licenziato la scorsa settimana Andy Mills, il producer co-autore del controverso podcast “The Caliphate”, sulla base di accuse di molestie sessuali che risalirebbero a quando, anni fa, lavorava alla National Public Radio.