MILANO – Nessun licenziamento, ma neppure un contratto di solidarietà esteso a tutti. Per la prima volta nella storia del Corriere della Sera, le uscite non saranno regolate secondo il criterio della volontarietà assoluta: chi ha raggiunto i requisiti per andare in pensione dovrà lasciare l’azienda. Questo il succo dell’accordo firmato, ieri pomeriggio, dal Comitato di redazione del Corriere della Sera ed Rcs MediaGroup spa, che prevede la chiusura anticipata dello stato di crisi in corso che prevedeva una blanda cassa integrazione quantificabile in 1 giorno ogni 2 anni. Chiusura al 31 luglio prossimo per consentire l’apertura di un nuovo stato di crisi con il ricorso alla cassa integrazione finalizzata all’ottenimento dei benefici della legge 416/1981.
L’accordo, che sarà sottoposto a referendum, presumibilmente tra martedì e mercoledì prossimi, prevede tra l’altro lo smaltimento obbligatorio delle ferie per tutti i giornalisti che ne hanno più di 200, la sospensione dello smaltimento delle corte, la riduzione delle spese per borderò, trasferte e funzionamento generale per un importo di 3,5 milioni di euro l’anno nel 2015 e nel 2016. L’obiettivo finale è quello di ridurre la pianta organica a 280 giornalisti attraverso 47 uscite volontarie a qualsiasi titolo. Dal 1° gennaio 2016, comunque, almeno 33 giornalisti con i requisiti di anzianità o vecchiaia per il pensionamento (che potrebbero diventare anche 38 dal 1° luglio) verranno posti in cassa integrazione a zero ore.
Rcs MediaGroup e Cdr del “Corriere della Sera” si sono, infatti, incontrati “per individuare le modalità e gli strumenti di gestione degli stati di crisi relativi alla testata allo scopo di aggiornare i precedenti accordi sottoscritti in materia”. L’Azienda ha comunicato che “il mercato pubblicitario nazionale continua a dare segnali di difficoltà. I ricavi editoriali garantiscono una stabilità, grazie anche al supporto dei collaterali, e fronteggiano così la contrazione delle entrate tradizionali. I ricavi editoriali digitali stanno proseguendo nella crescita auspicata, restano tuttavia lontani dal rappresentare una soluzione strutturata sul lungo periodo”.
In una situazione di questo tipo le parti hanno affrontato il tema del “recupero dei costi per garantire una sostanziale tenuta del conto economico nel medio periodo e ottenere così una base consolidata di efficienze che permettano al Corriere di ripartire quando il contesto generale consentirà una ripresa dei consumi”. “Grazie agli sforzi della redazione e al disegno editoriale della Direzione”, il Corriere della Sera “garantirà un servizio di accurata qualità che rappresenta il presupposto per un sistema di informazione autorevole e indipendente. Sulla base di queste premesse che formano parte integrante del presente accordo, le Parti hanno inteso fissare una linea di principi condivisi che rappresentano l’architettura di insieme sul prossimo periodo considerato risolutivo per la stabilizzazione dei mercati”.
Secondo un principio di gradualità verranno resi esecutivi i seguenti punti: “la Direzione, ai sensi dell’art.6 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico e nello spirito di cui all’accordo del 30 aprile 2013, porrà in ferie obbligatorie tutti i giornalisti che avessero a oggi un saldo arretrato superiore ai 200 giorni per i prossimi 6 mesi a partire dal primo luglio e il contestuale smaltimento di tutte le ferie di spettanza con anche l’erosione di almeno il 20 per cento degli arretrati a carico di tutti gli altri giornalisti per una manovra complessiva che valga almeno 6,5 milioni di euro sul 2015”.
Rcs e Cdr modificano, così, l’accordo del 6 dicembre 2012, “che si intende concluso con il 2015, sulla remunerazione delle ferie introducendo alla realizzazione dell’obbiettivo (smaltimento della spettanza più un giorno di arretrati) la misura massima di 1.200 euro lordi cadauno”. Deciso, altresì, di “sospendere da ora fino al 31 dicembre 2015 l’accordo del 30 aprile 2013 relativo allo smaltimento delle «corte», in modo che detto accordo cesserà i propri effetti il 31 dicembre 2017”.
Editore e Cdr “si danno un ulteriore obiettivo, sempre ai sensi dell’art.6 del contratto nazionale di lavoro giornalistico, di smaltire altri 6 milioni di ferie tra spettanza annuale ed erosione degli arretrati per l’anno 2016. Anche nel 2016 verranno posti in ferie consecutive quei giornalisti che avessero al 31 dicembre 2015 un saldo ferie non smaltite superiore ai 200 giorni, qualora non fossero in cigs secondo le previsioni di cui ai capoversi successivi. Gli altri giornalisti smaltiranno la spettanza e una quota dell’arretrato”.
Fatte salve le procedure federative e ministeriali, le Rcs Mediagroup e Comitato di redazione del Corriere della Sera “convengono di chiudere anticipatamente lo stato di crisi in corso con decorrenza 31 luglio 2015. Da quella data fino alla riapertura del nuovo stato di crisi, disciplinato nei paragrafi successivi, la pianta organica non verrà incrementata anche in funzione del termine dei contratti legati alla stagionalità nell’ottica di tendere ai numeri definiti nel presente accordo. Non verranno poste in essere iniziative unilaterali da entrambe le Parti d’accordo con la Direzione”.
Azienda e Cdr “concordano, altresì, la riapertura di un nuovo stato di crisi con il ricorso alla cassa integrazione finalizzata all’ottenimento dei benefici di cui alla Legge 416/1981 secondo i criteri di volontarietà per le uscite in prepensionamento. In tal senso le Parti attueranno tutte le procedure necessarie per ottenere il finanziamento del prepensionamento come strumento per realizzare le uscite previste. Dal 1° ottobre 2015 al 30 settembre 2017 verranno gestite 47 uscite a qualsiasi titolo, comprese le 33 disciplinate dall’accordo del 18 aprile 2013, con gli strumenti contrattuali, della Legge 416 e con gli incentivi all’esodo messi a disposizione dall’azienda per una pianta organica finale fissata in 280 giornalisti. Il ricorso alla cassa integrazione a rotazione sarà per un massimo di due giorni per tutti i giornalisti ex art.1 Cnlg dal 1° ottobre al 31 dicembre 2015. Dal 1° gennaio 2016 verranno posti in cigs a zero ore senza integrazione salariale un massimo di 33 giornalisti, che potranno salire a 38 dal 1° luglio 2016 previa una verifica delle effettive uscite a quelle date. Al realizzarsi della quindicesima uscita, rispetto alle 47 di cui sopra, il ricorso alla cassa integrazione a zero ore diminuirà di un’unità per ciascuna successiva uscita, ottenendo come effetto l’attenuazione del numero di mesi di cigs dei singoli giornalisti”.
Nello specifico: “a far data dal 1° gennaio 2016 verranno posti in cassa integrazione un massimo di 33 giornalisti che, sulla base delle esigenze organizzative definite dalla Direzione ex punto 4) Allegato D Cnlg e sulla base del criterio derivante dal combinato disposto anagrafico-contributivo, possano accedere a forme di uscita non traumatica (pensione di vecchiaia ex art.33 Cnlg 2° cpv, pensione di anzianità ex art. 33 Cnlg 3° cpv, pensione di anzianità decurtata, prepensionamento quando sarà disponibile) nella logica dei criteri di vicinanza alla pensione. Nella verifica del mese di dicembre 2015, propedeutica all’attivazione della cigs dal 1° gennaio 2016, le Parti terranno conto delle eventuali novità in termini di Leggi e regolamenti in materia per decidere (esclusivamente per la quota mancante all’obiettivo) in quale misura ricorrere a manovre correttive previste dagli strumenti di Legge per un numero non superiore a 33 giornalisti, con criteri improntati alla progressività e all’equità al fine di proteggere le fasce economicamente più deboli per mantenere le misure equipollenti di contenimento dei costi fino al massimo delle 33 unità o di quelle progressivamente inferiori qualora ci fossero uscite ulteriori rispetto alla quindicesima. Una verifica analoga verrà effettuata nel mese di giugno 2016 prima dell’attivazione eventuale della cassa integrazione a 38 unità a far data dal 1° luglio 2016, sempre secondo i criteri di cui sopra”.
“In ogni caso – è scritto nell’accordo – il ricorso alla cigs non è finalizzato al licenziamento dei giornalisti di cui sopra. In sede di verifica congiunta nel giugno 2017, verifica che terrà conto dei ricavi e dei costi complessivi e dello stato del finanziamento dei prepensionamenti, le Parti individueranno la manovra correttiva necessaria per ottenere quegli eventuali risparmi ancora non conseguiti a quella data. Le Parti, in accordo con la Direzione e le strutture delegate, si confermano una diminuzione di ulteriori 3,5 milioni di euro complessivi entro la fine dell’anno corrente tra costi di borderò, spese di trasferta e costi di funzionamento generale. Per il 2016 viene assunto un impegno per ulteriori 3,5 milioni di euro. Le Parti concordano altresì di tenere sospeso per un ulteriore anno l’aggiornamento professionale in stage ex art.45 Cnlg rispetto alle attuali previsioni dell’accordo del 30 aprile 2013”.
Rcs MediaGroup e Cdr del Corriere della Sera convengono, infine, di riunirsi entro il 30 settembre 2015 “per l’individuazione di un nuovo meccanismo collegato all’incremento di produttività ed erogabile nel mese di maggio 2016, in superamento degli accordi sul «premio di risultato» come introdotto nel 2002 con successive modifiche, che tenga anche in conto l’auspicata ripresa dell’andamento dei conti del Corriere e dello stato di attuazione del piano di ristrutturazione. I contenuti del presente verbale sono sottoposti alla condizione sospensiva della loro accettazione da parte dei redattori del Corriere della Sera che si esprimeranno attraverso un referendum. In caso di esito negativo del referendum i contenuti di cui sopra verranno posti nel nulla e non formeranno oggetto di accordo”. (giornalistitalia.it)
Accordo per mandare a casa chi ha i requisiti per la pensione. Ora il referendum