NOVARA – Lutto nel mondo del giornalismo novarese. Vittima di un male “incurabile”, è morto Luciano Lombardi, 79 anni, storico direttore del ”Corriere di Novara” che ha firmato dal dicembre 1984 all’aprile del 2006.
Lombardi, ferrarese d’origine, ma novarese d’adozione, è arrivato al giornalismo passando dagli studi di economia.
Aveva avuto un rapporto di consulenza con l’Unione Industriale che allora era proprietaria della testata e che, dovendo indicare il responsabile del “Corriere”, ha puntato su una figura giovane, “di grinta”, attento alle dinamiche sociali e – cosa che non guasta – dotato di una penna capace di “tradurre” in modo apprezzabile argomenti anche complessi come i bilanci delle aziende e dei Municipi.
Dopo di lui Franco Tosca, Serena Fiocchi, Roberto Azzoni e, adesso, Sandro Devecchi dal quale viene la descrizione più affettuosa di Lombardi.
«Mi ha assunto lui – ricorda – è quello che ha creduto in me. Se sono diventato giornalista e se, adesso, dirigo questa testata, lo devo a lui». Lombardi è definito un “innovatore”.
«A quei tempi – richiama Devecchi – a chi lavorava in un giornale di provincia era preclusa la strada del professionismo. Lui (non da solo, certo, ma fra i protagonisti della battaglia) si è battuto perché anche i pubblicisti delle testate cosiddette locali potessero sostenere l’esame di stato e dichiararsi per quello che erano». E lui fu tra i primi a pretendere che i collaboratori venissero retribuiti cosa, allora, non proprio scontata. E che, per la verità, nemmeno adesso è del tutto acquisita. Al momento di assumere la direzione “Il Corriere di Novara” usciva in edicola una volta la settimana.
Lui lo trasformò in un bisettimanale. E immaginò un’edizione per il nord della provincia – zona laghi – che, per orgoglio di campanile, poco accettava di acquistare un giornale intitolato a Novara che era a settanta chilometri di distanza Luciano Lombardi ha firmato una quantità sterminata di articoli, interviste, costruite con rigore ma senza compiacimento. Era tollerante ma sapeva essere pungente. I suoi giudizi erano puntuali, suggeriti dalla disciplina e dalla professionalità. Era disposto aiutare i colleghi e a fare squadra.
«Il Corriere – parola di Sandro Devecchi – era casa sua e lui del “Corriere” se ne sentiva parte. Ci veniva spesso anche dopo la pensione. Un consiglio per ciascuno, un suggerimento per tutti. Non si è visto solo nell’ultimo anno, quando la malattia l’ha del tutto piegato, costringendolo a casa». La Novara dei giornalisti in lutto piange un suo maestro di stile. (giornalistitalia.it)
Riccardo Del Boca