ROMA – Fateci gli auguri, festeggiamo 70 anni. La Grande Famiglia de Il Tempo di ieri e di oggi si riunisce, simbolicamente, per ricordare il battesimo in edicola del primo quotidiano di Roma a uscire nel dopoguerra, stampato a poche ore dalla Liberazione per volontà di quel geniaccio di Renato Angiolillo.
Settant’anni dopo lo spirito è rimasto quello di chi ci ha preceduto in quel lontano 6 giugno 1944 allorché, con le truppe alleate in transito nella Capitale, dalla redazione di via della Stelletta si diede alle stampe il «quotidiano indipendente» di Roma che ogni giorno – da 70 anni appunto – trovate in edicola.
Se oggi siamo quello che siamo, liberi e autonomi, combattivi e rispettati perché scriviamo quello che la concorrenza non dice oppure nasconde, lo dobbiamo all’esempio dei tanti che ci hanno preceduto. Con la chiusura dei giornali per collusione con il fascismo, il Tempo diventò la casa naturale di tantissime firme illustri, da Moravia a Malaparte, da Prezzolini e Barzini jr, da Longanesi a molti altri. E lo rimase nei decenni successivi e negli anni a seguire fino a quando, tra scoop memorabili e vendite record (Il Tempo arrivò a diffondere 350mila copie) con la morte di Angiolillo nel ’73 alla direzione arrivò – e vi rimase per 15 anni – un cavallo di razza come Gianni Letta. Dopodiché il vostro/nostro giornale ha dovuto fare i conti con una crisi che parte da lontano e non fa sconti a nessuno (grandi colossi inclusi).
Solo grazie a un editore come Bonifaci che da anni versa contributi importanti nelle casse de Il Tempo senza prendere un euro dallo Stato, questo foglio ha continuato a fare un’informazione scomoda ma autorevole, controcorrente e mai di parte, per garantire a voi tutti il diritto a essere informati. Lo ha fatto con sacrifici enormi perché anche il mondo della pubblicità è in difficoltà con tutto quel che ne consegue.
Abbiamo mantenuto più a lungo possibile il prezzo del quotidiano a un euro ma lo sforzo, anche con un giornale che a detta di tutti è tornato qualificato e battagliero, è diventato improbo. Da quest’oggi Il Tempo aumenta di 20 centesimi. Vi chiediamo uno sforzo per starci vicino. È il prezzo della nostra libertà, proprio come quel 6 giugno 1944 quando in edicola la verità costava cinquanta centesimi di lira.
Gian Marco Chiocchi
direttore de Il Tempo
Ottimo lavoro quello di Chiocci figlio, degno dell’eredità professionale lasciatagli dal padre, uno dei più grandi giornalisti italiani.
Sono contento che il Tempo vada avanti così bene!