ROMA – «Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente».
Piuttosto che elevare a proprio motto la celebre frase pronunciata da Sandro Pertini, attribuita a Voltaire, a Sinistra si finisce spesso per combattere le idee di chi ha il solo torto di pensarla diversamente. In tempo di elezioni (oggi e domani si vota in Basilicata per le Regionali e l’8 e 9 giugno sarà la volta delle Europee) non si perde, infatti, occasione per inasprire la “caccia” a chi non si adegua al pensiero unico. Capita, così, che chi non la pensa come chi si crede depositario del pensiero unico finisce nel mirino di quanti l’articolo 21 lo interpretano solo in una direzione: la loro.
Dopo i gratuiti attacchi a Figec Cisal e a UniRai, definiti “fascisti” da qualche mentecatto che, oltre a ignorare la storia, la dignità e il valore delle persone, è convinto che la democrazia consista nel “sindacato unico” con licenza di decidere sulla vita e la morte delle persone, prosegue il carosello sulla Rai di chi fa finta di dimenticare come è stato gestito sempre il Servizio Pubblico.
La polemica del giorno colpisce la giornalista Incoronata Boccia, vice direttore del Tg1, che nel corso della trasmissione “Che sarà…”, condotta da Serena Bortone (la stessa che ieri aveva innescato il “caso” Scurati) esprime la sua libera opinione sull’aborto: «Mi rendo conto che sto per dire parole forti, lungi da me giudicare storie e persone, ma si giudica il principio. Stiamo scambiando un delitto per un diritto.
Qua si ha paura, anche la politica, di dire che l’aborto è un omicidio. Non l’ho detto io: quando è stato conferito il premio Nobel per la pace a madre Teresa di Calcutta hanno tremato i potenti della terra perché quando le hanno chiesto quale fosse il più grande peccato e dramma dell’umanità con coraggio quella piccola donna disse l’aborto, non la guerra».
Sulla Boccia si apre il fuoco di fila dei partiti di opposizione: la senatrice Cecilia D’Elia (Pd) giudica le sue parole “inaccettabili”, seguita da Chiara Braga (capogruppo Pd alla Camera), che si chiede se «può ancora ricoprire quel ruolo chi offende le donne e le leggi?». Quindi è la volta di Alessandra Maiorino (M5S), che parla di «parole inammissibili e contro l’autodeterminazione della donna», mentre per Luna Zanella (Avs) «sviliscono le conquiste delle donne disconoscendo una legge dello Stato».
Il giornalista Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli esteri, dal canto suo ricorda che «ognuno è libero di dire quello che vuole, basta che non commetta un reato quando parla. C’è un grande dibattito sull’aborto. La legge 194 non si tocca, ormai è chiaro. Ma non si può neanche criminalizzare chi è contro l’aborto. Se uno è contro l’aborto per una sua convinzione religiosa, facciamolo esprimere liberamente. Non è un’offesa essere contro l’aborto. Se uno per motivi religiosi è contro l’aborto è contro l’aborto. Poi c’è la legge della Repubblica. Una povera giornalista della Rai che si è espressa contro l’aborto subisce attacchi. Adesso si dice “cacciatela”. Non c’è bisogno di cacciare nessuno; si può dire di non essere d’accordo, ma dire “cacciamo qua, cacciamo questo…” no».
E se per il giornalista Maurizio Gasparri (capogruppo di Forza Italia al Senato) «si tratta dell’ennesimo episodio di intolleranza stalinista della sinistra», Riccardo Molinari (capogruppo della Lega alla Camera) ricorda che il partito di Salvini ha dato libertà di coscienza e alcuni si sono astenuti (così come Bergamini e Russo di FI). «Questo – spiega Molinari – perché il riferimento nel testo all’attuazione della legge “in tutte le sue parti” poteva essere letto come il tentativo di dire “surrettiziamente” che si è contro la 194, una posizione che non è quella della Lega». «La 194 – sottolinea Molinari – non si tocca, ci mancherebbe! Dobbiamo sperare che anche il governo la pensi così».
I componenti di Fratelli d’Italia nella Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai intervengono per denunciare che «nuovamente la sinistra mostra tutta la sua ipocrisia: a parole si schiera a difesa della libertà di pensiero e di espressione, ma nei fatti quando questa quando non incontra i suoi favori diventa il più zelante dei censori. È quello che sta accadendo al vicedirettore Incoronata Boccia oggetto in queste ore di un vergognoso linciaggio mediatico da parte della sinistra. La ragione è quella di aver espresso una opinione personale sul tema dell’aborto, che evidentemente non incontra il favore della sinistra. L’ennesima dimostrazione di intolleranza della sinistra, che ancora una volta conferma di avere una concezione molto particolare e personale della libertà».
Contro gli attacchi alla libertà di pensiero di Incoronata Boccia anche UniRai, il nuovo sindacato interno dei liberi giornalisti Rai: «La collega è colpevole di aver fatto un ragionamento articolato (e del quale aveva fatto un accurato preambolo) sull’aborto in un programma tv della Rai. La collega non ha mai messo in discussione una legge dello Stato e i suoi diritti, ma ha espresso con chiarezza una sua opinione di principio e ricordato le parole di madre Teresa di Calcutta: “l’aborto è un pericolo imminente più delle guerre”».
«Incoronata Boccia, allo stesso tempo – aggiunge UniRai – non ha mai messo in discussione i principi della legge 194 e i diritti di scelta delle donne. Ha avuto anche un pensiero per i nascituri. È grave farlo? Dal Pd e M5S arrivano addirittura richieste di chiarimento ai vertici Rai. La solita solfa. Ci stiamo abituando alla protervia di chi pensa di poter continuare a dettare legge sulla Rai, accusando i suoi vertici di censura, ieri, e di aver avallato una violazione di legge, oggi. Qual è il menù di domani? Censurare il Santo Padre che sul tema dell’aborto si esprime con parole di chiarezza inequivocabile?».
Infine, la componente femminile del Consiglio Direttivo di UniRai che, nell’esprimere «solidarietà e vicinanza a Incoronata Boccia, vittima di strumentali attacchi politici di Pd e M5S, dopo il suo intervento nel programma di Rai 3 “Che sarà”, sottolinea che «la collega non ha messo in discussione la legge sull’aborto, ma ha manifestato in piena libertà, come prevede l’art. 21 della nostra Costituzione, il suo pensiero personale e il suo credo cattolico, che mette al primo posto il valore della vita, principio fondamentale anche in uno stato laico di diritto. Pur consapevole della delicatezza dell’argomento, la collega ha espresso le proprie idee. Le sue dichiarazioni, pretestuosamente isolate dal contesto complessivo del dibattito TV, sono state pubblicate su alcuni giornali on line e poi rilanciate sui social, provocando una serie di commenti violenti, insulti e minacce preoccupanti, rivolti alla sua persona. Sosteniamo la collega Boccia e invochiamo il rispetto della libertà delle idee, perché questo è il valore e il senso della vera democrazia». (giornalistitalia.it)