“Da bambino ero povero e facevo il lustrascarpe. Per Francesco è motivo di riscatto”

Noel Diaz, giornalista pulisce le scarpe al Papa

Papa Francesco e il giornalista Noel Diaz

Papa Francesco e il giornalista Noel Diaz

L’AVANA (Cuba) – Volo Roma-L’Avana: a un certo punto, una persona improvvisamente si è inchinata a pulire le scarpe del Papa. È un giornalista messicano (Noel Diaz, laureato in medicina e specializzato in neurologia e oftalmologia, ma con un passato da lustrascarpe – ndr). Ecco il motivo di questa scena: «La mia famiglia era povera, e quando ero bambino – ha raccontato – avevo potuto comprarmi il vestito per la prima comunione facendo il lustrascarpe». Oggi, poter pulire le scarpe al Pontefice da inviato sul volo papale, è stato motivo d’orgoglio, di gratificazione, oltre che di riscatto.
È successo sull’aereo che portava Papa Francesco a Cuba. Il Pontefice ha «tanto voluto» insieme al patriarca Kirill questo viaggio, come lo hanno voluto i messicani: nell’incontro con i giornalisti sul volo di dodici ore, Papa Bergoglio ha parlato della Madonna di Guadalupe, ha ricevuto in regalo un sombrero, ha fatto gli auguri in video ai lettori de La Stampa e, ha presentato il prelato colombiano che dal prossimo viaggio si occuperà di organizzare le trasferte papali al posto di Alberto Gasbarri, che va in pensione.
«Vi ringrazio della vostra presenza, del lavoro che farete», ha detto il Papa ai giornalisti. «È un viaggio impegnativo, troppo serrato, ma tanto voluto: tanto voluto dal mio fratello Cirillo, da me e anche dai messicani». Poi Francesco ha ricordato: «L’altro giorno, incominciando l’udienza del mercoledì, la vostra decana messicana (la giornalista di Televisa, Valentina Alazraki, che segue i voli papali fin da quello di Giovanni Paolo II in Messico nel gennaio 1979, ndr) mi aspettava come per farmi entrare nel tunnel del tempo con tutti i film di Cantinflas. E così sono entrato in Messico per la porta di Cantinflas, che fa ridere bene».
«Il mio desiderio più intimo – ha aggiunto – è fermarmi davanti alla Madonna di Guadalupe, quel mistero che si studia, si studia, si studia e non ci sono spiegazioni umane». Il Papa si è riferito al mistero della formazione dell’immagine della Vergine meticcia, formatasi sulla «tilma», il poncho fatto di povera fibra dell’indio Juan Diego. «Anche lo studio più scientifico dice: “Ma questa è una cosa di Dio”. E questo è quello che fa dire ai messicani: “Io sono ateo, ma sono guadalupano”. Alcuni messicani: non tutti sono atei!», ha detto sorridendo Bergoglio.
«Anche un’altra cosa vorrei dirvi – ha aggiunto – questo è l’ultimo viaggio nel quale ci accompagna il dott. Gasbarri. Da 47 anni lui lavora in Vaticano. È da 37 anni che si occupa dei viaggi. Lo dico perché possiamo, durante questi giorni, esprimergli la nostra gratitudine e anche pensare ad una piccola festicciola qui, nel rientro… E poi monsignor Mauricio Rueda sarà l’incaricato dei viaggi. Benvenuto!».
Prima che Francesco iniziasse il giro per salutare personalmente ogni giornalista, scambiando qualche parola con ciascuno, firmando dediche sui libri, ricevendo lettere e messaggi, oltre che doni di ogni tipo – da una rosa bianca a un cesto di biscotti – Valentina Alazraki ha voluto donargli un grande sombrero, che il Papa ha indossato per alcuni istanti. Perché si senta messicano! – ha detto la giornalista televisiva – Il primo l’ho donato a Giovanni Paolo II 37 anni fa. Poi lui ne ha fatto una collezione perché ha viaggiato cinque volte. Papa Benedetto lo indossò in Guanajuato e disse che si sentiva messicano. Quindi adesso era il suo turno».
Curiosa anche la storia del copricapo: «Questo sombrero è venuto da Cuba. Una famiglia messicana se lo era portato a Cuba, ma non riuscì a consegnarlo a lei e me lo lasciò. Io promisi, in caso lei avesse mantenuto la promessa di andare in Messico, di darglielo. Quello che non immaginavo è che il sombrero tornasse a Cuba». (La Stampa)

Andrea Tornielli

I commenti sono chiusi.