ROMA – Curare il cancro come se fosse un “fatto” psichico senza usare farmaci. Questo è uno dei fondamenti del metodo di Ryke Geerd Hamer e della sua Nuova medicina germanica. Lo scorso anno Eleonora Bottaro, 18 anni è morta a causa di una leucemia dopo che i genitori, con il suo assenso, avevano rifiutato la chemioterapia proposta dei medici, affidandosi a cure alternative.
A lei e ad altri pazienti con storie simili a quella di Eleonora, come Manuela Trevisan, è dedicato il libro “Dossier Hamer – Inchiesta su una tragica promessa di cura contro il cancro” (edito da Mondadori, da oggi in libreria, ndr) del giornalista Ilario D’Amato da oggi in libreria.
«Tutto è nato nel 2006, quando nel forum del MeetUp nazionale di Beppe Grillo – spiega D’Amato all’Adnkronos – mi sono imbattuto in una discussione su Hamer e la sua Nuova Medicina Germanica. Una discussione che aveva decine di migliaia di risposte, seguitissima, e che era costantemente in prima pagina. Hamer veniva presentato come un genio ostacolato da vari ‘poteri occulti’, capace di guarire chiunque da qualunque malattia. Ho cominciato ad indagare, e ho scoperto un mondo capovolto, oscuro: chi seguiva Hamer moriva, inevitabilmente, ma in Italia i suoi seguaci continuavano a diffondere aneddoti non verificati e palesi falsità sul suo conto, dipingendolo come un santo».
È possibile stimare quanti sono i seguaci del metodo Hamer in Italia? «Gli hameriani in Italia hanno cambiato molto il loro approccio sin da quando sono comparsi all’inizio degli anni 2000, ma continuano ad essere migliaia – risponde il giornalista –. L’associazione Alba, che all’epoca era il “braccio destro” di Hamer nel nostro Paese, aveva migliaia di soci ed era estremamente attiva sul web. Al suo interno, contava anche diversi medici e numerosi “terapeuti”. Oggi gli hameriani hanno cambiato strategia: sostengono che le teorie di Hamer siano soltanto complementari – e non alternative – alla medicina scientifica, una posizione molto più facile da giustificare dal punto di vista legale. Ma certamente un controsenso logico, dal momento che, come racconto nel libro, continuano a fare del vero e proprio terrorismo psicologico sulla medicina scientifica, continuano a diffondere le teorie e gli scritti di Hamer, per poi delegare la scelta finale al ‘paziente’. Ma con questi presupposti non è una vera ‘scelta’: loro ti danno una pistola carica, e poi ti chiedono se ti vuoi suicidare o no. E per questo sono ancora più pericolosi, perché si presentano con il volto rassicurante dell’amico che vuole ‘solo’ darti un consiglio. E nessuno interviene».
Il lavoro messo in campo da D’Amato è enorme perché riguarda anche tutto ciò che si diffonde sul web. Come si combattono le bufale online sulle terapie antitumorali? «Non è facile – risponde l’autore –. Bisogna agire sul lato culturale, spiegare a tutti come funziona il metodo scientifico, quali sono i limiti della scienza ma anche i suoi grandi successi. In Italia abbiamo ottimi divulgatori scientifici, penso a Piero Angela ed al gruppo Swim (Science Writers In Italy), ma troppo spesso sui giornali generalisti si preferisce usare giornalisti non specializzati che trattano questi argomenti in maniera superficiale, puntando tutto sul pietismo».
In conclusione secondo D’Amato «bisogna parlare di questi temi e portarli all’attenzione dell’agenda mediatica in modo costante, non soltanto quando si verificano casi tragici come quelli di Eleonora Bottaro. E gli Ordini, se davvero vogliono dimostrare la propria utilità, devono prendersi le loro responsabilità ed intervenire a monte, salvaguardando la propria deontologia. Sono ottimista: spero che questo libro possa aprire un dibattito serio, ampio, documentato, sulla Nuova Medicina Germanica e su come – come giornalisti e come società intera – possiamo evitare il ciclico diffondersi di false, facili ma tragiche speranze». (adnkronos)