NEW YORK (Usa) – Duro atto d’accusa del New York Times nei confronti di Julian Assange, il patron di Wikileaks: “Vuoi per convinzione, convenienza o coincidenza, i documenti pubblicati da Wikileaks, insieme a molte delle affermazioni di Assange, hanno spesso avvantaggiato la Russia, a spese dell’Occidente”, scrive il quotidiano della “grande mela”.
Nell’amministrazione americana, prosegue, l’idea prevalente è che Assange e Wikileaks non abbiano alcun legame diretto con i servizi segreti russi; ma che Mosca sia consapevole di aver una pubblicazione in qualche modo amica in Wikileaks, nella cui casella di posta elettronica gli intermediari possono lasciare cadere documenti. Ma il quotidiano newyorkese va oltre: non si spinge a dire che Assange è una spia russa, ma lo dipinge sicuramente come un utile strumento nelle mani dei servizi di intelligence del Cremlino.
Secondo l’autorevole quotidiano, il modello utilizzato è sempre lo stesso: “Assange offre una visione dell’America come di una potenza imperiale che, proclamando fedeltà ai principi dei diritti umani, in realtà disloca a tenaglia i suoi apparati di intelligence e militare; una potenza”, aggiunge, “che poi punisce le persone che, come lui, hanno il coraggio di dire la verità”.
“Ma dalle sue analisi manca sempre il giudizio sull’altra grande potenza mondiale, la Russia, o il suo presidente Vladimir Putin: un regime che mette a tacere con la forza il dissenso, spiando, incarcerando, arrivando a eliminare fisicamente i suoi avversari per consolidare il suo controllo”.
A conferma di una strategia che favorisce sempre la Russia, anche la recente intrusione di Assange nella campagna elettorale per le presidenziali americane. A luglio Wikileaks ha diffuso 20mila messaggi di posta elettronica del Comitato nazionale del Partito democratico, che suggerivano come il partito avesse favorito la campagna di Hillary Clinton per minare il suo principale avversario, Bernie Sanders. I rapporti e le simpatie tra Putin e il il rivale della Clinton, Donald Trump, sono noti; e di recente Assange, da sempre molto critico con la Clinton, ha anche promesso nuovi, ulteriori illazioni che potrebbero capovolgere le sorti della campagna elettorale americana.
Cosa risponde a tali accuse Assange? Il New York Times l’ha voluto sentire e l’hacker australiano gli ha fatto notare che “non c’è alcuna prova evidente” che Wikileaks prenda il suo materiale dalle agenzie di intelligence straniere (materiale che peraltro lui sarebbe ben contento gli venisse offerto….), ma ha poi aggiunto che sarebbe poco divertente prendersela con la Russia, perche e’ sempre il bersaglio di tutti: “Tutti la criticano. Non è un po’ noioso”. (Agi)
L’autorevole quotidiano lo dipinge come un utile strumento nelle mani del Cremlino