NEW YORK (Usa) – Tecnologia e informazione di qualità. È la ricetta per uscire dalla crisi editoriale, suggerita dalla rivista “New York magazine”. Il giornale usciva tutte le settimane, ma le difficoltà economiche hanno costretto la proprietà a trasformarlo in quindicinale. Il problema non ha trovato soluzione, anzi il quotidiano ha continuato a navigare in pessime acque con il rischio di chiudere.
La rivista ha trovato il modo di rinnovarsi nel mondo digitale e di costruire un nuovo modello di qualità fondato sui nuovi meccanismi del web. Senza perdere il lustro della carta stampata. Il progetto è stato realizzato dal direttore Adam Moss, giornalista che ha saputo coniugare la tradizione del giornale di carta con quella innovativa di internet.
L’idea è stata quella di trasformare il sito del quotidiano in una piattaforma che potremmo definire “verticale” con cinque riviste ognuna delle quali specializzata in qualche specifico argomento.
Una rivista telematica “Vulture” è un rotocalco che tratta argomenti di cultura, di musica e d’arte. Un altro segmento telematico si occupa di politica, business e tecnologia.
Ci lavorano grandi firme del giornalismo americano come: Andrew Sullivan, Franck Riche e Rebecca Traister. Si tratta di giornalisti che, in Italia, risultano poco conosciuti ma negli Usa rappresentano dei veri e propri riferimenti editoriali, protagonisti di inchieste anche scomodo sulla politica e l’economia.
Un altro blog “The Cult” è rivolto soprattutto al settore femminile. Gli argomenti trattati toccano la moda. Di ristoranti, cuochi, cibo e gastronomia si occupa “Grub Street”. Gli articoli analizzano nel dettaglio dove mangiare a buon mercato oppure nei luoghi di lusso. Infine “The Strategist” tratta dei consumi e si ipotizza che arrivi ad influenzare l’acquisto di questo prodotto piuttosto che un altro.
I risultati sono straordinari. La pubblicità rappresenta più della metà dei ricavi anche se – secondo le stime degli amministratori – è destinata a diminuire in percentuale. In compenso, crescono i segmenti dell’e-commerce, cresciuto di quattro volte. In un anno ha generato un giro d’affari di 100 milioni di dollari.
Il successo è testimoniato dal pubblico dei lettori. Sono circa 50 mila quelli che comprano il cartaceo in edicola. Già per l’Italia non rappresenta una grande cifra. Figurarsi negli Usa.
Il vero boom di “New York magazine” è determinato dai lettori on line che hanno superato i 50 milioni di persone. Ognuno sottoscrive un abbonamento-base che equivale a 5 dollari al mese o a 70 dollari l’anno. La cifra può cambiare aumentando a seconda del numero dei pezzi letti, della quantità di tempo trascorsa sui siti o la periodicità della consultazione.
Così “New York magazine” può guardare tranquillamente al proprio futuro. (giornalistitalia.it)