Giornalisti in sciopero, la Fnsi: “L’azienda viene meno agli impegni annunciati”

“Nessuna prospettiva di sviluppo”, si ferma l’Ansa

La schermata del sito dell’Ansa con l’avviso dello sciopero in corso

ROMA – «Il Cdr dell’Ansa prende atto della volontà dei vertici aziendali di non procedere con un reintegro dell’organico redazionale al termine del piano di crisi che ha consentito il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio». Lo comunica il Comitato di redazione dell’agenzia di stampa, che ha proclamato 24 ore di sciopero a partire dalle ore 7 di oggi, venerdì 21 dicembre, e convoca l’assemblea generale per mercoledì 9 gennaio 2019.
«Il Cdr – consapevole della gravità del quadro generale del mondo dell’editoria – ritiene comunque imprescindibile, anche alla luce dei nuovi prodotti che la redazione si appresta a realizzare, che il tema dell’organico venga urgentemente affrontato».
«Il Cdr, – proseguono i giornalisti Ansa – dopo anni di sacrifici che hanno decimato il corpo redazionale, rigetta inoltre la logica dei soci editori, improntata al mero contenimento dei propri costi al di fuori di una prospettiva di sviluppo e alla volontà di scaricare i propri problemi di bilancio sull’agenzia, che deve essere considerata un bene pubblico per il Paese».

LA FNSI: «PIENO SOSTEGNO AI COLLEGHI, L’AZIENDA VIENE MENO AGLI IMPEGNI»

La Federazione nazionale della Stampa italiana esprime «pieno sostegno al Comitato di redazione e a tutti i giornalisti e le giornaliste dell’agenzia Ansa che hanno proclamato lo sciopero per protestare contro la dichiarata volontà dell’azienda di non procedere ad alcun rilancio dell’agenzia e di non farsi carico di un necessario potenziamento dell’organico redazionale, ridimensionato da numerose uscite».
«In questo modo – osserva il sindacato – l’azienda viene meno agli impegni annunciati e rinuncia a qualsiasi progetto di sviluppo, condannando l’agenzia ad una progressiva e preoccupante marginalità. La Fnsi, insieme con le Associazioni Regionali di Stampa, promuoverà ogni iniziativa per impedire che un grande patrimonio di professionalità e di storia venga dilapidato». (giornalistitalia.it)

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