PARIGI (Francia) – Di giornalismo si continua a morire, soprattutto in Medio Oriente e in Nord Africa. Nel 2014, denuncia il bilancio annuale di Reporter senza Frontiere (Rsf), sono stati 66 i professionisti dell’informazione uccisi nell’esercizio delle loro funzioni, a cui vanno aggiunti 19 “citizen journalist” (categoria che raggruppa i blogger e altri tipi di reporter amatoriali) e 11 collaboratori dei media non giornalisti.
“Le uccisioni sono sempre più barbare, i rapimenti in forte crescita, con l’obiettivo, per chi li perpetra, di impedire l’informazione indipendente e gli sguardi esteriori”, scrive Rsf nell’introduzione al suo rapporto, aggiungendo che “e intimidazioni sono così diffuse che i giornalisti che hanno scelto la via dell’esilio sono il doppio dell’anno precedente”.
Se, infatti, il numero di uccisioni è in lieve calo (-7%), il modo in cui alcune di queste sono state perpetrate, a cominciare dalle decapitazioni ad opera dei militanti dello Stato islamico, “aveva raramente raggiunto una scienza così barbara della propaganda”.
E’, inoltre, raddoppiato il numero di donne giornaliste o fotoreporter uccise, dalle tre dell’anno scorso a sei. Il Paese più pericoloso per i professionisti dell’informazione è la Siria, con 15 morti, seguito dai territori palestinesi (7), dall’Ucraina (6), dall’Iraq e dalla Libia (4 ciascuna). Sono, invece, in calo le morti di giornalisti in Paesi considerati problematici ma non in conflitto aperto, come le Filippine e l’India.
Un elemento preoccupante, rileva il rapporto di Rsf, è il forte aumento dei sequestri di giornalisti, arrivati nel 2014 a quota 119, il 37% rispetto all’anno precedente.
La maggior parte dei rapimenti è concentrata in Medio Oriente e Nord Africa, con 29 giornalisti rapiti in Libia, 27 in Siria e 20 in Iraq, ma anche in Ucraina “numerosi giornalisti sono stati sequestrati quest’anno, soprattutto nell’est del Paese, dove il conflitto continua nonostante il cessate il fuoco siglato a settembre”.
Ad oggi, 40 giornalisti e 3 citizen journalist restano nelle mani dei loro sequestratori. Restano, infine, numerosissimi i giornalisti che nel mondo sono minacciati o maltrattati per impedire loro di fare il proprio lavoro: in ben 1.846 hanno subito minacce o aggressioni violente nel 2014, spesso da parte della polizia durante manifestazioni o scontri, e 853 sono stati arrestati. (Ansa)
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