Netta condanna dei vescovi. Parisi (Fnsi): “Basta con le parole. Solidarietà a Musolino”

’Ndrangheta, inchini e schiaffi non ci fanno paura

L’inchino dei portatori della Vara davanti alla casa del boss di Oppido Mamertina

L’inchino dei portatori della Vara davanti alla casa del boss di Oppido Mamertina

OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) – “Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa”. A rivolgere lo sconcertante appello ai fedeli che assistevano alla messa celebrata nella Chiesa della Madonna delle Grazie, ad Oppido Mamertina, è stato don Benedetto Rustico, che nel corso dell’omelia ha indicato un obiettivo preciso: il giornalista Lucio Musolino.
Inviato sul posto dal Fatto Quotidiano, dopo la scandalosa vicenda dell’inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti, il giornalista era stato, infatti, incaricato di approfondire la vicenda resa nota dal giornalista Michele Albanese de “Il Quotidiano del Sud” e immortalata in un video di “Tauria Mia”, il giornale della Piana di Gioia Tauro diretto da Toni Condello, ovvero l’omaggio che, in occasione della processione del 2 luglio scorso, i portatori della Vara avevano fatto al boss, condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, agli arresti domiciliari per motivi di salute e per gli 82 anni di età, sostando davanti alla sua abitazione.
Un gesto che aveva spinto il maresciallo dei carabinieri Andrea Marino ad abbandonare immediatamente la processione per identificare, con l’ausilio di una telecamera, gli autori del fatto, giudicato “gravissimo” dall’arcivescovo di Oppido Mamertina, mons. Francesco Milito, che in merito ha annunciato “adeguati provvedimenti”.
“Ho preso le distanze in modo immediato – ha dichiarato a Radio Vaticana mons. Milito – e quindi c’è la più grave riprovazione per quanto successo. Mi sono riproposto di approfondire la cosa e, quindi, prendere provvedimenti molto energici una volta che la valutazione di tutti gli elementi sarà completa”.
Mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei e vescovo di Cassano Ionio, nel commentare l’episodio, ha giustamente sottolineato che “ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna”.
Carlo Parisi, vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, nell’esprimere “piena e convinta solidarietà al collega Lucio Musolino, messo all’indice da un sacerdote che, per quanto ha detto, nulla ha a che spartire con i principi cristiani”, sottolinea che “la gravità del gesto impone immediati provvedimenti esemplari, che testimonino in maniera inequivocabile che la lotta alla ’ndrangheta non è un’espressione d’intenti, ma la condanna univoca di una cultura criminale nei confronti della quale non sono ammesse declinazioni di sorta”.
Una condanna, quella alla ’ndrangheta, che Papa Francesco, in occasione della visita pastorale a Cassano allo Ionio, aveva rimarcato scomunicando i mafiosi e lanciando un appello che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta: “La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”.
E una netta posizione contro la ’ndrangheta da parte della Chiesa calabrese era giunta anche la settimana scorsa in occasione della consegna del Pallio all’arcivescovo-giornalista di Reggio Calabria-Bova, mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Nel riceverlo in Vaticano, Papa Francesco si è, infatti, detto molto colpito dalla realtà calabrese e lo ha incoraggiato “ad andare avanti, con forza e fiducia, nel ministero episcopale a Reggio Calabria”.
Il Papa, ricordando la lettera con la quale Morosini evidenziava che “per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della ’ndrangheta, è necessario abolire per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima”, ha rivolto l’invito ai vescovi della Calabria, guidati dal presidente della Conferenza Episcopale Calabra, mons. Salvatore Nunnari, ad incontrarsi per discutere del problema e inviargli una relazione scritta.
“In Calabria c’è bisogno di segnali forti – ricorda, infatti, l’arcivescovo-giornalista di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, – meno conferenze sulla legalità e più comportamenti coerenti. Occorre un’autentica rivoluzione culturale, la politica va rinnovata: dalla Regione, dalle Province, dai Comuni, devono arrivare messaggi forti. Segni credibili. Anche e soprattutto dalla Chiesa che non può che stare da una parte sola: dalla parte dei poveri, degli umili e degli oppressi”.
“Quando i carabinieri sono usciti dalla processione, i preti – sottolinea mons. Nunnari, che per dodici anni è stato consigliere nazionale Fnsi e vicesegretario del Sindacato Giornalisti della Calabria – più che andare via, avrebbero dovuto avere il coraggio di scappare dando il segnale di cui abbiamo bisogno”.
“Essendo chiaro – fa notare l’arcivescovo giornalista – che sotto la Vara può capitare il mafioso di turno, che magari fa il capo, bisogna avere il coraggio di fermare le processioni. Fossi il vescovo di Oppido Mamertina fermerei per un po’ di anni la processione facendo certamente cosa gradita alla Madonna”. (giornalisticalabria.it)

Un commento

  1. Alberto De Stefano

    Ho dovuto rileggere più volte, credendo di avere capito male o di avere le allucinazioni: un sacerdote dal pulpito sollecita gli astanti ad aggredire un giornalista. Vogliamo combattere la ‘ndrangheta, non solo a parole come accade. Sia rimosso questo facinoroso, indegno della tonaca che indossa.
    E’ il meno che la Chiesa è tenuta a fare per dare un segno di concretezza! Altrimenti taccia.

Commenti chiusi