Nell’inchiesta “Aemilia bis” anche un’intimidazione al direttore Gabriele Franzini

’Ndrangheta in Emilia: minacce a Telereggio

Gabriele Franzini

Gabriele Franzini, direttore di Telereggio

REGGIO EMILIA – Anche la famiglia Sarcone è finita invischiata nell’inchiesta Aemilia bis. Tra gli indagati (tentata violenza privata e concorso esterno in associazione mafiosa) figura, infatti, anche Gianluigi Sarcone, accusato assieme ad Alfonso Diletto di avere minacciato il giornalista Gabriele Franzini, direttore del Tg di Telereggio.
I fatti risalgono al dicembre del 2012. Il 26 di quel mese, fu mandato in onda un servizio (a firma di Franzini) legato alle vicende processuali di Diletto, servizio che – si legge nelle carte della procura – «ricordava l’indagine “Dirty Money” della Dda di Milano, le valutazioni espresse dalla Prefettura di Reggio Emilia, la richiesta di misure di prevenzione avanzata dalla Dia e segnalando, tra l’altro, l’avvenuta candidatura della figlia alle elezioni comunali di Brescello del 2009».
Visto quel servizio, Diletto si presentava a Telereggio il giorno dopo, accompagnato da Sarcone «che non veniva presentato e non era conosciuto al giornalista (tanto che il medesimo lo riconobbe in video solo dopo l’intervista effettuata nell’ambito della trasmissione Poke Balle, trasmessa dalla medesima emittente nell’ottobre seguente)».
I due contestavano duramente il servizio andato in onda – che pure non coinvolgeva in alcun modo Sarcone – e «tenevano una condotta estremamente minacciosa nei confronti del giornalista che chiaramente intendeva la volontà di esercitare una grave forma di pressione nei suoi confronti inducendolo a non affrontare i temi dal medesimo fatti oggetto del servizio».
Sarcone, questa l’accusa, «manteneva un tono molto aggressivo, accusando l’emittente di Franzini di criminalizzare le imprese calabresi e di avere un atteggiamento compiacente nei confronti di altre aziende, in particolare riferendosi alle cooperative e con tono di voce alta intimava al medesimo di giustificare le sue “iniziative giornalistiche” fino a pronunciare, girandosi verso Diletto, e dando le spalle al Franzini, la frase: questo lo sistemiamo noi».
Per la procura c’è l’aggravante «di avere commesso il fatto con tipica metodologia mafiosa, dando piena evidenza di essere parte di un gruppo più ampio ben noto al giomalista e al fine di agevolare l’azione dell’associazione di stampo mafioso». (Gazzetta di Reggio)

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