SOVERATO (Catanzaro) – Ancora Natuzza Evolo, e ancora un dibattito a più voci su uno dei casi più affascinanti ma anche più controversi della storia della Chiesa contemporanea. “Noi con Natuzza” è il tema dell’evento organizzato dalla Pro Loco di Soverato, nel Cortile della Parrocchia di Maria Santissima Immacolata, alla presenza del nuovo cardinale don Mimmo Battaglia, la cui nomina sarà ufficializzata da Papa Francesco nel Concistoro del prossimo 7 dicembre.
Storia, questa di don Mimmo Battaglia, di un sacerdote calabrese che ha dato la sua vita ai poveri e che ha dedicato tutta la sua missione sacerdotale a chi non ha mai avuto voce. Cardinale a pieno titolo, dunque, di questa Chiesa continuamente in cammino e alla ricerca delle origini.
L’incontro di Soverato si apre con il racconto televisivo di Natuzza Evolo, un filmato Rai che ripropone alcune delle immagini più suggestive della mistica di Paravati e soprattutto alcune delle sue testimonianze più forti, dove Natuzza spiegava il suo rapporto con la Madonna e con gli Angeli, e le sue continue frequentazioni con il mondo dei morti. Immagini Rai che ormai fanno parte integrante del processo di beatificazione di Natuzza Evolo in questo momenti corso in Vaticano, e che proprio di recente la Rai ha trasmesso come docufilm in cinque repliche diverse in Italia e nel mondo.
A spiegare il fenomeno Natuzza Evolo, attorno allo stesso tavolo il gotha della Chiesa calabrese.
Dopo la relazione introduttiva del prof. Ciro Di Nunzio, ricercatore e docente di genetica forense, il dibattito, moderato dal giornalista Domenico Gareri, è entrato nel cuore del problema più strettamente religioso e teologico con l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago, il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Attilio Nostro, e lo stesso cardinale don Mimmo Battaglia.
«Natuzza – afferma mons. Nostro ribadendo quanto detto il giorno del suo arrivo a Paravati – è la prova che Dio non si distrae, che Dio ha un progetto per ciascuno di noi. È stato un dono il mio primo incontro con Natuzza». Quindi aggiunge: «Ho ereditato questa diocesi e la stessa Fondazione in una condizione molto complessa. Mons. Oliva mi ha dato una mano, ma poi, a un certo punto, sono rimasto solo a decidere, in una situazione così difficile, cosa fare. E allora abbiamo deciso. Inauguriamo immediatamente questa chiesa! Consacriamo questo altare! E quanto prima facciamola diventare Santuario. E la cosa è venuta fuori naturale, bella, spontanea. Anche quando ho condiviso questa cosa, questa intenzione, con il Santo Padre lui non mi ha risposto. Mi ha detto: “il vescovo sei tu”, Ma dal sorriso che mi ha fatto ho capito quanto lui fosse molto contento di questa realtà,e di questo cambio di passo radicale che c’è stato nella Diocesi, ma anche nel rapporto con lui».
«Ringrazio – sottolinea mons. Attilio Nostro – di aver conosciuto a Paravati delle persone splendide come padre Michele Cordiano e don Pasquale Barone, che hanno portato avanti questa nostra impresa, e il fatto di essere accompagnato in questi anni anche dall’esperienza e dall’equilibrio di due persone che hanno saputo soffrire, e che hanno saputo trasformare questa sofferenza in una gioia ancora più esplosiva, ancora più dirompente, mi fa ben pensare nel futuro».
Di grande efficacia anche l’intervento di mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro: «Natuzza Evolo io non l’ho mai conosciuta. Ne ho sentito parlare, come se ne può sentire parlare stando lontani. Ma è ovvio che non puoi abitare e vivere in questa terra senza fare i conti con lei. Potremmo riassumere così il senso del suo messaggio. “Tu non sei solo”. “Dio è accanto a te”. “Dio ti conosce”. “Dio non si è sbagliato con te”».
«Natuzza – aggiunge l’arcivescovo di Catanzaro – era una povera donna al servizio dei poveri. È lei per prima che lo dice chiaramente, “Io non faccio cose, ma la Madonna fa miracoli, e il Signore attraverso di lei”. Le sue parole e i segni che portava sul suo corpo più che essere un’esaltazione di una donna, sono i segni del Signore. E sono un rimprovero per noi, per tutti noi, che seguiamo la Passione di Gesù. Il Signore si serviva di lei per continuare ad annunciare come la passione del Signore sia la nostra salvezza. E come attraverso il sangue, non il sangue di Natuzza, ma il sangue di Gesù, lei ha davvero aperto l’orizzonte di una vita nuova».
A trarre le conclusioni di questo dibattito, che cade a 15 anni esatti dalla morte di Natuzza – era il primo novembre del 2009 – è l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia.
«Conosco tantissimi di voi – esordisce il nuovo cardinale, nato e cresciuto a Satriano, a poca distanza da Soverato – ed è sempre bello potervi incontrare.
Anche in questo senso mi piace ripensare, e anche rileggere, la figura di Natuzza. Perché Natuzza, lo ha detto don Attilio Nostro, è stata “quello che ha sempre saputo dare valore a un incontro”. Natuzza io non l’ho mai incontrata di persona, ma ho avuto modo di incontrarla attraverso le persone che le sono state vicine. Quei ragazzi che Natuzza mi inviava nella comunità al Centro Calabrese di Solidarietà. Ho avuto la possibilità di incontrarla attraverso alcuni messaggi particolari. Ho avuto la possibilità di ritrovarla attraverso messaggi particolari che tengo come momento di confronto con Natuzza Evolo, pur non essendoci mai andato personalmente a parlare con lei. Posso dirvi, però, che Natuzza, con la sua semplicità, con la sua umiltà, non ha fatto altro che riconsegnare a quanti l’hanno incontrata la forza del vangelo. Natuzza, nella sua esperienza, nel suo cammino, non ha fatto altro che lasciarsi raggiungere dallo sguardo del Cristo, morto e risorto».
Quanto basta, insomma, per toccare con mano quanto il tema Natuzza Evolo sia sempre molto caro alla Chiesa di Papa Francesco. E questo giustifica il forte appello finale di mons. Attilio Nostro: «Vi aspetto tutti a Paravati. Il mio desiderio non è solo che voi veniate al Santuario dedicato al Cuore Immacolato di Maria, Rifugio delle Anime, per visitare la tomba di Natuzza. Ma che voi possiate entrare nel cuore di Dio». (giornalistitalia.it)
Pino Nano