VENEZIA – 1450-1500 sono i cinquant’anni che, con l’invenzione della stampa, hanno rivoluzionato il mondo l’informazione. La mostra “Printing R-Evolution” (Venezia, Museo Correr, piazza San Marco) si propone di illustrare questo passaggio epocale. Dunque: un vero tuffo nel passato.
Sono esposti vecchi torchi di stampa, i caratteri tipografici mobili fusi nel piombo e, soprattutto, le pubblicazioni rilegate più antiche. La rassegna, prevista fino a gennaio, verrà probabilmente prorogata fino alla primavera.
È evidente che l’invenzione della stampa (attribuita a Johannes Gutemberg) abbia prodotto un poderoso passo in avanti dell’umanità.
Prima la diffusione del sapere era affidata agli amanuensi che dovevano ricopiare i testi classici – lettera dopo lettera – con una capacità di produzione limitatissima. Ognuno di loro poteva impiegare anche un anno per duplicare un volume.
La stampa tipografica, al contrario, ha consentito una diffusione praticamente illimitata di copie dei testi. Con il risultato che il sapere ha potuto diffondersi più rapidamente e più agevolmente.
In questo processo Venezia è stata un’autentica capitale. Nel quattrocento, dopo sette secoli, la Serenissima era all’apice dello splendore. Dunque aveva accumulato ricchezze fino ad arrivare ad essere un mito e un punto di riferimento per tutta l’Europa. Non si trattava solo di potenza economica ma anche di avanguardia culturale.
A differenza di tutti gli altri Stati, la censura non esisteva e la libertà era super garantita. Perciò gli stampatori, i librai e gli scrittori si sentivano a casa loro.
Le prime botteghe di tipografia sono state aperte da tedeschi (prima) e poi da francesi e da fiamminghi. Lavoravano con sette stili di caratteri tipografici ed erano protetti dalle leggi. I regolamenti multavano chi avesse usato carta poco pregiata e tutelavano dal plagio e dalle riproduzioni “tarocche”.
Qualche nome? Francesco Colonna, Marc’Antonio Sabellico e Aldo Manunzio. Manunzio tra il 1494 e 1515 aveva stampato 157 titoli con un tiratura spesso molto elevata, superiore alle 1000 copie.
Straordinario il “Zornale” di Francesco De Madiis che ha registrato i libri venduti tra il 1484 e il 1488 con il prezzo per ciascuna copia. Le cifre sono espresse in soldi e in ducati ( ognuno dei quali valeva 144 soldi) nel quindicesimo secolo venivano stampati sopratutto testi sacri come Bibbia e Vangeli anche le opere latine e greche come di Cicerone, Senofonte, Tertulliano e Tito Livio.
Antenato del giornale moderno, esisteva anche una pubblicazione periodica con le notizie più significative e le leggi approvate dal consiglio dei Dogi. Francamente, un altro mondo. Però l’informazione che conosciamo è cominciata proprio lì. (giornalistitalia.it)