ROMA – Non c’è bisogno di essere famosi per ritrovarsi su un’isola. L’importante, piuttosto, è capire bene dove ci si trovi: osservare, riflettere, sentire il profumo portato dal vento. Fare conoscenza dall’esperienza, adattarsi all’ambiente per interpretarlo e non lasciarsi sopraffare. Ecco perchè nasce su carta, in un mondo pieno di fake e di troll così suadenti e così infidi, una nuova creatura del mondo editoriale.
Uscirà la domenica, a partire da domani, e sarà gratis, acclusa alla “Repubblica” ma estraibile per essere conservata ben più a lungo delle 24 ore di un semplice giornale.
Si chiama Robinson, come il Crusoe di Defoe, e si rivolge a quel mondo che non si arrende alle informazioni sbattute in faccia a getto continuo, senza un pensiero e senza un attimo di respiro. O, meglio ancora, distingue e accetta ciò che viene dallo spirito digitale dei tempi, ma sa bene che questa è solo una prima metà della storia. L’altra metà è fatta di quella serena riflessione che ci può essere regalata solo da una lettura calma e soppesata, nel corso della quale le idee penetrano nelle pieghe della nostra mente, irrorandola come l’acqua che fa bene alla campagna.
Robinson, non a caso, sarà strutturato in due parti. Nella prima gli approfondimenti, i reportage, l’incontro con la cultura là dove questa nasce. Ben sapendo che non ci si accontenta più di un prodotto finito (un libro, uno spettacolo), ma si chiede di essere coinvolti in un rapporto quasi personale con chi crea quelli che ormai sono dei veri e propri eventi culturali. In altre parole, si riscopre il gusto della cultura a chilometro zero, priva di filiere di mediazione e somministrazione, per non dire di edulcorazione.
La seconda parte invece avrà più il sapore del classico, perché le cose buone non deperiscono mai. Recensioni di libri, mostre, spettacoli teatrali, ma anche pubblicazioni per bambini e su tutte le nuove forme della cultura. Forme non solo intellettuali, ma anche fisiche. Tutto affidato a una veste grafica profondamente innovatrice, ma non priva di richiami al passato.
La grafica è stata affidata a uno dei migliori del campo, Francesco Franchi, fresco di riconoscimenti prestigiosi per i suoi ultimi lavori nel mondo dell’editoria. Per la copertina è stato adottato un gusto vintage con richiami alla lunga tradizione di “Repubblica” e ai suoi supplementi storici. L’interno invece è assolutamente rivoluzionario, con lo scopo dichiarato di presentare al pubblico un magazine letterario di impronta anglosassone.
Grandi firme tra i collaboratori, sia storici che nuovi arrivati. Contribuiranno anche loro alla scommessa, perchè dietro ogni nuova iniziativa editoriale c’è sempre un azzardo, piccolo o grande che sia. E in questo caso si punta su un campo considerato da molti – a torto – poco commerciabile come la cultura. E, come se non bastasse, lo si fa su carta. Sì, proprio la carta che tutti danno per agonizzante mentre si aspetta con pazienza l’uscita in edicola dell’ultima copia del New York Times. Ma è sulla carta che si può mettere un pensiero lento e profondo, da tenere a mente o, se si è oberati di piccinerie urgentissime, mettere da parte per un momento migliore.
È la carta che dà il gusto della bella scrittura e chi non ci crede provi a leggere una pagina di Voltaire visualizzata su un monitor: niente a che fare con quelle “strane e sorprendenti avventure” che Defoe poté far vivere, su un’isola lontana, al signor Crusoe naufrago al largo della foce dell’Orinoco. (agi)