Intervista al Maestro delle tradizioni popolari, teatrali e coreutiche-musicali mediterranee

Nando Citarella: “A vita è bella pecchè s’abballa”

Nando Citarella

ROMA – Musicista, attore, cantante e studioso delle tradizioni popolari, teatrali e coreutiche-musicali mediterranee, Nando Citarella ha studiato e collaborato con importanti artisti come Eduardo De Filippo, Dario Fo, Linsday Kemp, Roberto De Simone, Ugo Gregoretti.

Serena Maffia

Donato Citarella, detto Nando, è nato a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, e vive a Rocca di Papa in provincia di Roma. Ha lavorato con Pippo Baudo, Lydia Biondi, i premi Oscar Giuseppe Cederna e Memo Dini, Luciano Brogi, Roberto Della Casa, Nicola De Feo, Daniela Giordano, con registi come Mario Monicelli, Luigi Magni, Cristina Comencini e Franco Zeffirelli.
– Come nasce la tua passione per il canto?
«Caspita, bella domanda! Ho sempre vissuto tra gente che amava la musica, il canto e il ballo. Mio zio Peppe da buon carrettiere usava cantare sia quando caricava il carro sia quando bardava il cavallo; quando partiva per mercati o consegne, in piedi sul carro, tra uno schiocco di frusta e una  melodia campagnuola (dette proprio alla Carrettiera). Quando mia nonna con le zie preparavano il sapone con la cenere, oppure quando andavo a portare il pranzo in fabbrica a mia mamma e alle sue compagne e le sentivo cantare nella pausa dello “Spacco” (il pranzo). E ancora nelle campagne di Sarno e San Mauro dove fino a poco meno di 15 anni or sono Zia Rosa e Zi ‘Ndonio cantavano a stesa (a fronna) per chiamarsi e avvisare che il lavoro era terminato e ne avrebbero iniziato un altro.

Nando Citarella

Molto di tutto questo poi lo si ritrovava alle Feste come alla Madonna delle galline, alla Madonna dei Bagni, alla Madonna di Materdomini quando poi i canti venivano accompagnati dalle tammorre cui si univano i danzatori (‘e Ballature). Prima la forma devozionale in Chiesa e dopo la Sacralità Profana e il Ballo fuori nel piazzale della stessa. Ecco, una prima parte che ha caratterizzato la mia infanzia legandomi poi a questa stessa Terra di Tradizioni tra Rito Devozione e Comunità. Affiancata a questa realtà però anche la passione per il Prog-Rock e alcuni Cantautori che all’inizio degli anni settanta si affacciavano nel panorama musicale e la voglia di studiare la musica e poterla praticare nelle famose Cantine dalle quali sono partiti tanti stimoli».

Nando Cirarella

– Quali sono stati i tuoi idoli e chi ha ispirato la tua musica?
Tra i cantautori italiani che ascoltavo sia in radio sia nei festival dell’Unità piuttosto che le feste patronali, ho amato certamente Ivan Graziani come gli Area o il Perigeo, Edoardo Bennato e Fabrizio De Andrèa ma anche la canzone impegnata come quella di Giorgio Gaber o Francesco Guccini, Goran Kuzminak e Stefano Rosso, Lucio Dalla, fino al prog del Banco del Mutuo Soccorso, Rovescio della Medaglia, New Trolls  e per l’estero Gentle Giant, Van Der Graf,  Genesis, Jetro Thull, Yes, Focus, Hot Tuna, Lynard Skynard, Allmann Brothers, Steely Dan, poi Dylan e Bruce Springsteen, Pink Floyd (che ho avuto il piacere di vedere 5 volte) Santana, John Mc Loughlin fino ad arrivare al movimento del Folk Revival tra il 1964 e il 1974 tra Bella Ciao Ci Ragiono e Canto e Nccp, Inti Illimani, insomma amavo (e amo ancora la buona musica).

Nando Citarella

– La Musica e la Natura cosa hanno in comune? Le tue lunghe passeggiate immerso nella natura sono essenziali per la tua musica, perché?
«La Natura già di per se è Musica. Quando ti metti in Cammino e ti ci addentri, ti avvolge, ti copre, ti trasporta con i piccoli suoni, il fruscìo delle fronde e delle foglie. In mezzo alla Natura, dopo qualche giorno di cammino senti la testa che si libera e i pensieri si fanno Musica. Il perché lo si scopre solo camminando, da soli o in gruppo, ma in fondo poi nel Cammino ognuno sceglie un proprio modus di pensiero».
– Il Vesuvio è il “grande tamburo” che scandisce il tempo per canti antichi e per nuove contaminazioni. Come nasce nel 1994 il progetto Tamburi del Vesuvio?
«Il progetto nasce da un laboratorio multi etnico basato su voci, danze e tamburi propostomi da Romaeuropa Festival, che quell’anno era dedicato in particolare alla Musica dei Popoli, ispirato  al movimento Real Word di Peter Gabriel.

Nando Citarella

Lavoravo con gli amici e colleghi della Scuola Timba, una delle prime scuole romane e italiane dedicate solo ai Ritmi del Mondo ancora oggi esistente. Ebbi l’incarico di mettere insieme i musicisti. Dopo circa un anno di laboratori, incontri, prove aperte in strada come in sala, prese forma il Gruppo. Io con altri tre vesuviani e molti a sud del sud da Ahmed a Ravi da Abdallah a Rashmi da Badù a Pape Kanute e Raul Scebba e Massimo Carrano, Reinaldo Hernandez Horacio el Negro Hernandez, Arnaldo Vacca, Roberto Evangelisti, Giovanni Imparato e tanti altri amici e fratelli in arte. Proprio dai tanti popoli che nei secoli passarono e restarono a Napoli e in terra vesuviana, decisi di dar nome alla compagine Tamburi del Vesuvio …e adesso sono trent’anni! Già dieci anni prima, avevo iniziato un lavoro di Incontro Unione e Radici Comuni con il progetto Etnie agosto 1984 Punta Safò (Calabria) Danze Voci e Ritmi dei Popoli che tutt’ora si tiene dopo quarant’anni a Marina di Camerota nel Cilento dal 25 agosto al 1 settembre.
– Nella tua carriera hai incontrato tanti artisti, ci racconti qualche annetto indimenticabile?
«Mi piace ricordare l’incontro con i miei fratelli italo americani John La Barbera e Alessandra Belloni su una spiaggia vicino Le Castella in Calabria. Con Francesco Manente facemmo un concerto in un paesino dove invece che sul palco ci fecero salite sul rimorchio di un trattore trasformandolo in palco. Chi avrebbe mai pensato che da quella spiaggia sarei finito a suonare e cantare una Tammurriata sul Ponte di Brooklyn in processione per la Madonna di Montevergine percorrendo tutto il ponte a suon di tammorra e canti e finendo a Little Italy alla Chiesa del Precious Blood of San Gennaro.

Nando Citarella

Sono rimasto a New York per quasi quattro anni, incontrando musicisti di grande fama, da Michael Brecker a Mike MInieri, da Sammy Davis jr a Charro, da Jaco Pastorius a Lenny White, tutti in club dove puntualmente si ritrovavano per jam sessions così come al Village nelle sere di mercoledì dove Woody Allen organizzava Italian Spaghetti Dinner and Dixieland Music con il suo clarinetto e la sua band. Era in occasioni come quelle che con John La Barbera ci proponevamo come Chef Musician and Singer tra piatti e melodie italiane classiche e popolari. Cos’e Pazz’».
– La musica cambia nel tempo e dà inizio a contaminazioni e nuovi generi. Nella tua storia musicale come è mutata per te e intorno a te.
«La Musica cambia sì eccome! Così come cambia la Tradizione, che pur restando legata alle radici si evolve in modo incredibile. Il Mare che ci circonda, il nostro Mar Bianco o Mar Piccolo, come lo chiamavano i popoli antichi, è sempre stato spunto e punto di Unione tra culture, Cultura dell’Accoglienza e non della tolleranza. Nuovi generi nascono proprio da questi incontri e l’incontro è Conoscenza. Questo per me è l’elemento fondamentale della mia musica».
– Tra le esperienze musicali negative quale è stata quella che ti ha insegnato di più?

Nando Citarella

«Raramente ho avuto esperienze negative ma le ho avute, e invece di abbattermi mi hanno spronato ad andare avanti. Ricordo, molti anni fa, il mio incontro con Roberto De Simone al quale mi ero presentato per poter essere provinato e magari lavorare in qualche sua produzione. Ascoltò le mie proposte e mi disse: “Ma voi perché chiedete a me udienza quando tenete una strada a disposizione  (‘na via annanz’ a vuie). Li per li rimasi interdetto, poi capii. Quando lo rivedevo, mi domandava “Progetti e proposte nuove?” e io ”E comme no!” e se la novità era un disco lui lo esigeva».
– Se potessi cambiare qualcosa nel mondo musicale, cosa cambieresti?
«Il mondo musicale è meraviglioso, parlo dell’arte del fare musica, sia in forma professionale che da amatori o come da noi si usa dire “dilettanti”, anche se andiamo ad analizzare il termine “diletto” equivale a “passione e passatempo”. Nel ‘600, nel ‘700, nell’800 i passatempi musicali erano in voga nei salotti come nei caffè, nelle piazze come nelle gallerie. Cambierei sicuramente la forma politica di gestione della musica come della danza e del teatro inserendoli ancor di più in un discorso produttivo ma identitario e sociale, trattando i musicisti come lavoratori veri e non come i “ma per vivere  che lavoro fai?”, come in altri paesi europei ed extraeuropei».

Nando Citarella

– Prossimi progetti e appuntamenti?
«Tra i prossimi progetti c’è la realizzazione di un vinile dedicato ai trent’anni dei Tamburi del Vesuvio (Best Of) ma con quattro nuovi inediti e un fundraising (‘nzomma una questua) per poterlo produrre visto che i tempi sono proprio cambiati specie nelle produzioni. Speramm’ Semp’a Marunnella Nosta e altri progetti legati alla formazione e all’immissione nel mondo del lavoro per coloro che vogliono seriamente intraprendere questo Cammino. Dal 2020 al Conservatorio Casella a L’Aquila si è aperto il Dipartimento di Musiche Tradizionali e ho l’onore della Cattedra di Canto Popolare da 4 anni. Un dipartimento di Maestri Amici Grandi Professionisti della Didattica oltre che della Pratica. Lavoriamo su un progetto di Opere Famose in chiave popolare alla Maniera della  Commedia dell’Arte, altro nostro Grande Patrimonio Culturale».
– Giornalisti Italia ti ringrazia e ti chiede di salutarci con un tuo motto.
«‘A vita è bella pecchè s’abballa». (giornalistitalia.it)

Serena Maffia

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