Cronista parlamentare, fu portavoce di Andreotti nei suoi due ultimi governi

Muore a 65 anni il giornalista Stefano Andreani

Stefano Andreani

ROMA – È morto questa notte, dopo una breve malattia, Stefano Andreani, giornalista, autore televisivo, manager italiano. Aveva 65 anni. Importante il suo impegno come giornalista parlamentare e quirinalista per l’agenzia giornalistica Asca.
Andreani, che fu portavoce di Giulio Andreotti nei suoi ultimi due governi, dal 1989 al 1992, aveva iniziato la sua carriera a Radio Radicale.
Quello che univa Andreani ad Andreotti, prima ancora che la visione politica, era il comune tratto caratteriale ironico, e la grande passione per il calcio e per la Roma, nel cui Consiglio di amministrazione Andreani sedette tra il 1989 e il 1992.
Autore di programmi televisivi per la Rai e Fininvest, è stato consigliere d’amministrazione della Sipra (oggi Rai Pubblicità, ndr), chiudendo la carriera professionale ad Invitalia come Capo Ufficio stampa, prima, e poi come direttore delle Relazioni esterne ed istituzionali.
«Ci stringiamo alla famiglia, – è la nota di cordoglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio – ai colleghi che lo hanno conosciuto e a quanti lo ricorderanno con affetto. Ci mancherà un amico, un bravo professionista, un testimone prezioso e attento dei nostri tempi».
I funerali si terranno domani mattina, mercoledì 3 ottobre, alle 11, nella chiesa di Santa Maria Regina Pacis, a Roma (giornalistitalia.it)

 

 

3 commenti

  1. Maria Pia Farinella

    Mi spiace molto. Era un professionista tenace che conosceva a fondo la categoria. Serio e ironico assieme, abbiamo scherzato tante volte sul comune segno zodiacale. Nei viaggi di lavoro aiutava sempre i colleghi più giovani, magari stuzzicandoli nella ricerca della notizia. Era giornalista come si usava un tempo. Condoglianze ai suoi cari.

    • Fabrizio Tomada

      Stefano caro, ti ricordi la vespetta con la quale giravi a Roma? Erano i primi anni a Radio Radicale e il mezzo era necessario per il tuo lavoro. Dovevi girare…
      Per una infrazione fosti fermato dai carabinieri. Allora mi cercasti: “..a Fabbrì, che se po’ fa?…daje”
      Dopo qualche ora risolvemmo il tutto e tu potesti riprendere a sfrecciare all’ombra del Parlamento.
      Non lo dimenticasti quell’episodio ed ogni volta che ci si vedeva mi dicevi: “…Eh la vespetta! Te ricordi Fabbrì?”
      Certo, caro Stefano, ancora oggi come fosse ieri.
      Amico caro di tante stagioni, te ne sei andato troppo presto… e mi hai lasciato, ora, solo con la “vespetta”.

  2. Giancarlo Del Duca

    Caro Stefano sono senza parole, speravo che la malattia ti concedesse ancora tempo! Mi ricordo i tre anni trascorsi quasi tutti i giorni nel tuo ufficio a Palazzo Chigi e le varie uscite… mi spiace molto che negli ultimi anni non ci siamo visti, ma il nostro intenso rapporto di amicizia non è cambiato! Grazie, tu sai perché!

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