Marina Ovsyannikova interrogata per 14 ore dopo il blitz tv con cartello contro la guerra

Multa di 255 euro alla giornalista anti Putin

Il blitz in tv di Marina Ovsyannikova con il cartello contro la guerra

ROMA – Fermata, rilasciata dopo 14 ore di interrogatorio senza avvocato e infine condannata a pagare una multa di 30 mila rubli (circa 255 euro). Si chiama Marina Ovsyannikova e con il suo coraggio, attraverso un’irruzione in diretta tv con un cartello contro la guerra, ha aperto un piccolo varco nell’informazione di regime. Diventando famosissima all’estero come simbolo di una resistenza alla stretta autoritaria voluta dal Cremlino.

Vladimir Putin

Ora, anche se sembra che l’eco del suo gesto abbia consigliato il regime a non usare il pugno di ferro, rischia comunque l’apertura di un procedimento penale secondo la nuova legge sul controllo dell’informazione voluta da Putin per silenziare ogni forma di dissenso. Anche perché la giornalista ha rincarato la dose di accuse attraverso un video registrato prima della sua protesta in diretta: «Purtroppo negli ultimi anni ho lavorato al Pervyj kanal facendo propaganda per il Cremlino, e ora me ne vergogno molto. Sta a noi fermare questa follia. Andate alle manifestazioni. Non abbiate paura di niente», esorta Marina nel filmato che è stato diffuso proprio mentre era in stato di fermo.
La producer dell’emittente di Stato, poco prima era comparsa in diretta televisiva durante il tg serale del primo canale per denunciare le “balle” della propaganda russa sull’invasione dell’Ucraina.

Marina Ovsyannikova

Aveva un cartello artigianale con la scritta “No alla guerra. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, vi dicono bugie qui” Il blitz è durato pochi secondi e la regia ha subito staccato su immagini di un ospedale, ma l’impatto è stato fortissimo in Russia, tanto che anche alcuni organi di informazione sono stati costretti a riportare l’immagine della protesta, pur oscurando i contenuti del cartello. “Un atto di teppismo”, è stato invece il gelido commento del Cremlino. Ma si tratta di un gesto di ribellione seguito oggi da un’altra giornalista e conduttrice russa: Lilia Gildeeva del canale televisivo Ntv, naturalmente filo-Cremlino, si è dimessa. “Prima me ne sono andata via” dalla Russia, “temevo che non mi avrebbero lasciata partire, poi mi sono dimessa”, ha spiegato lei in un’intervista al blogger Ilya Varlamov, citata sul canale Telegram di quest’ultimo.

Zelensky

Sono segnali di piccole crepe che si aprono in Russia soprattutto tra gli intellettuali e la parte più istruita delle grandi città. Ma che di guerra si parli anche in Russia e non di “operazione militare speciale”, come vorrebbe il Cremlino, lo conferma lo stesso presidente ucraino Zelensky che oggi in un videomessaggio in russo ha invitato le truppe di Mosca ad arrendersi facendo sapere che le loro comunicazioni con le famiglie sono intercettate. Registrazioni dalle quali emerge chiaramente che anche i militari siano contro questa guerra.
Intanto Marina Ovsyannikova, all’uscita del tribunale, ha confermato le accuse e ha raccontato la sua esperienza: «Sono state ore molto dure. Ho passato due giorni senza dormire. Sono stata interrogata per oltre 14 ore e le autorità non mi hanno permesso di entrare in contatto con persone vicine e parenti. Non mi hanno concesso alcun aiuto legale». Ma per il momento è libera. Al contrario dell’oppositore storico di Putin, Alexey Navalny, che si trova da mesi in carcere e sul cui capo oggi si è abbattuta una nuova minaccia giudiziaria. Il pubblico ministero di Mosca ha infatti chiesto una condanna a ben 13 anni di reclusione per il nemico numero uno dello zar, che sta già scontando due anni e mezzo per frode e oltraggio alla corte. (ansa)

Fabrizio Finzi

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