CAGLIARI – Grave lutto nel mondo del giornalismo sardo. È morto Marco Mostallino, stroncato da un infarto a 57 anni. Mostallino è stato trovato senza vita, in casa, da un familiare, riverso sul computer, colpito con ogni probabilità da un infarto fulminante che non gli ha lasciato il tempo di chiedere aiuto. È quanto riporta L’Unione Sarda, la testata per la quale Mostallino ha lavorato a lungo.
Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna dal 2002 al 2005, dopo gli anni come redattore a L’Unione Sarda, era passato al Giornale di Sardegna nel 2004.
Giornalista d’inchiesta, dopo il fallimento del gruppo editoriale Epolis, Mostallino aveva continuato a collaborare con varie testate, ma soprattutto si era dedicato alla sua grande passione, la fotografia. Negli ultimi anni aveva partecipato a diverse mostre, anche all’estero, oltre ad alcune personali molto apprezzate dal pubblico nell’isola.
Aveva, inoltre, collaborato con Lettera 43 fin dalla nascita della testata, occupandosi di finanza, scandali vaticani e, naturalmente, della sua Sardegna.
Un cordoglio unanime ha suscitato, tra colleghi e amici, la notizia della sua morte improvvisa. In Sardegna, ma non solo. Tra i primi a ricordarlo su Facebook, Giancarlo Ghirra, già giornalista ed editorialista de L’Unione Sarda e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti: «Ho appena saputo della morte di Marco Mostallino. Mi dispiace davvero perché era un amico ma soprattutto un uomo serio, giornalista e fotografo di punta».
«Difficile ricordarlo senza pensarlo – scrive in un lunghissimo post il giornalista sardo – piuttosto innervosito da espressioni retoriche o sopra le righe. Eppure bisogna rischiare, perché Marco non era uno qualsiasi ma un giornalista rigoroso e intransigente.
Ha lottato con fermezza contro i truffatori che hanno aperto e poi distrutto Epolis, l’ho visto con i miei occhi battersi come un leone con l’editore dell’Unione Sarda, giornale da lui abbandonato proprio per la scarsa stima verso la gestione non professionale di chi ne è diventato proprietario alla fine degli anni Novanta.
“Sono ricco di famiglia “, diceva fra il serio e il faceto, quando scelse di abbandonare un giornalismo senza unghie, divenuto per lui ( che amava inchieste e scoop) poco gratificante, e cominciò a dedicarsi al reportage fotografico.
Cattolico (allievo dei gesuiti) ed erede anche famigliare della tradizione liberale di Cocco Ortu, era schierato a sinistra con le difficolta di quanti a sinistra convivono con tanti opportunisti e conformisti».
«Marco era un uomo contro, – scrive, ancora, Ghirra – ma soprattutto un uomo libero. E spero che adesso non si incazzi con me per le cose che ho scritto. Mi sono trattenuto temendo di sconfinare nella retorica, ma Mostalla era molto molto di più. Ci mancherà la sua ironia tagliente, il suo sarcasmo verso i tanti chierichetti del potere annidati nella politica e nel giornalismo. Ciao Marco, non sei passato invano fra noi». (giornalistitalia.it)
Esperto di inchieste e fotografia, già consigliere dell’Odg Sardegna, aveva 57 anni