ROMA – «Questo è il Paese dell’ipocrisia e dei sepolcri imbiancati in cui, piuttosto che guardar la luna, si osserva il dito che indica la luna. In cui forse qualcuno facendo servizio pubblico reputa che il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, piuttosto che essere severamente esaminato da giornalisti che gli possano fare le pulci, come credo sia doveroso fare, debba essere semplicemente escluso dalla partecipazione ad una trasmissione che avrebbe parlato di Calabria e di ’ndrangheta». Lo ha affermato il senatore Nicola Morra (M5S) intervenendo, stamane, a Omnibus su La 7.
Il riferimento è alla sua esclusione, all’ultimo minuto, dalla trasmissione “Titolo V” su Rai 3: «Me l’hanno, infatti, comunicato – ha aggiunto Morra – mentre ero in camerino e stavo per essere microfonato».
L’episodio è avvenuto dopo la bufera seguita alle sue dichiarazioni a Radio Capital. Unanime la condanna delle sue parole persino dal suo movimento: «Le affermazioni del senatore Nicola Morra sulla presidente Santelli, i cittadini calabresi e i malati oncologici non rispecchiano il pensiero del M5S, che ne prende le distanze. I cittadini chiamati al voto e ad esprimere la loro preferenza lo fanno sulla base della loro libera e insindacabile opinione. E proprio in virtù di questa libertà dovrebbero essere i partiti del centro destra a chiedere scusa ai cittadini calabresi per aver candidato e fatto eleggere personaggi come Tallini, oggi agli arresti».
Sulla stessa linea la deputata giornalista calabrese Dalila Nesci (M5S) che, giudicando «assolutamente inappropriate le considerazioni del presidente Morra», lo ha invitato a «rettificare subito quelle parole «che suonano come un insulto ad un intero popolo», sottolineando che «ora è necessario lavorare per dare serenità ad un’opinione pubblica già esasperata da questa pandemia».
«Era noto a tutti – ha dichiarato oggi Morra a Omnibus – che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso». Morra, si dice «particolarmente frastornato da quello che è avvenuto anche perché, se andate a riascoltare le parole che ho detto, e non le andate a leggere con il sapiente taglia e cuci che è stato fatto da qualcuno, capirete il senso delle mie parole».
«Io per primo – afferma il presidente della Commissione Antimafia – sono stato vicino, per storia personale, a chi soffre e a chi, essendo nella malattia, doveva veder riconosciuto il suo diritto alla salute, soprattutto in una terra devastata come la Calabria, in cui il servizio sanitario regionale non è in grado di garantire le cure a tanti, soprattutto a quelli che economicamente non hanno possibilità».
Morra si chiede: «Il servizio pubblico può tranquillamente intervistare il figlio di Totò Riina o Salvatore Buzzi però il presidente della Commissione Antimafia che avrebbe detto parole disdicevoli non può essere “scartavetrato” dai giornalisti – perché questo è il compito del giornalismo – e poi tranquillamente invece accettiamo che tutto questo passi. Credo che si sia una riflessione da farsi sullo stato di salute della democrazia in alcune aziende, che un tempo erano le prime aziende culturali del Paese. Lo dico sapendo che la mia forza politica è stata in qualche modo chiamata a governare il Consiglio di amministrazione della Rai facendo delle scelte».
E quando il giornalista de La7 gli chiede se ha pensato di fare un passo indietro e dimettersi da presidente della Commissione Antimafia, Morra risponde: «Piacerebbe a tanti. Io penso, invece, che anche quello che è avvenuto ieri sia l’episodio di una strategia perché quando dai fastidio a Cosa nostra, alla mafia, alla ’ndrangheta – ci hanno insegnato – bisogna poco alla volta sporcare, infangare e delegittimare».
Ultima domanda se si trovi d’accordo con Di Battista “che non bisogna dialogare con il letame”. «Beh,– ha concluso Morra – a me sembra il minimo sindacale». (giornalistitalia.it
La Rai ha fatto malissimo a non farlo parlare. Un vero abuso.