ROMA – Il giornalista Antonino Monteleone è stato sottoposto, per cinque ore, a fermo di polizia giudiziaria nei locali del Commissariato di Napoli, con l’accusa di “riprese non autorizzate” per conto del programma de La7 “Piazzapulita”.
Trent’anni, giornalista professionista di Reggio Calabria, al Tribunale della città partenopea Monteleone era andato per intervistare Anna Scognamiglio, il giudice indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
A rendere nota la notizia è stato il conduttore di Piazza Pulita, Corrado Formigli, che dal suo profilo Twitter ha costantemente tenuto informato il popolo della rete in attesa della puntata di stasera, nella quale saranno reso noti i particolari della vicenda.
Il fermo è avvenuto, nei corridoi del tribunale, dopo le domande del giornalista al giudice sulla vicenda giudiziaria del governatore De Luca.
“La Scognamiglio ha chiesto l’intervento di alcune persone in divisa, che è emerso essere della Guardia Costiera – ha dichiarato Formigli a La Stampa – e Monteleone è stato portato al commissariato”.
“La «grave» colpa di Nino Monteleone – afferma il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, – è quella di saper fare bene il giornalista grazie anche ad un’onestà intellettuale e personale e ad una preparazione culturale e professionale di alto livello, condizioni essenziali per svolgere la professione liberi da ogni condizionamento”.
Giornalismo d’assalto? “Nel significato nobile della definizione sì, – sottolinea Carlo Parisi – anche se, al giorno d’oggi, le sue incursioni possono apparire, a volte, sopra le righe per il semplice fatto che le inchieste vere, quindi scomode,vengono spesso negate ai giornalisti da editori che, oltre a non voler investire nel giornalismo di qualità, non intendono disturbare i poteri forti”.
Il segretario generale aggiunto della Fnsi ricorda, tra l’altro, che nel 2010 al giovane giornalista fu incendiata l’automobile, parcheggiata nei pressi della sua abitazione di Reggio Calabria e che le indagini dell’operazione “Epilogo” accertarono che l’attentato era stato compiuto dalla cosca di ’ndrangheta Serraino, “disturbata” dai servizi di Antonino Monteleone.
Nel 2011, poi, al Palasharp di Milano, durante la presentazione della ricandidatura di Letizia Moratti a sindaco, Monteleone ha rischiato anche il linciaggio perché scambiato per un contestatore di Silvio Berlusconi.
“Un grande abbraccio a Nino Monteleone – conclude Carlo Parisi – ed un sentito ringraziamento a Corrado Formigli e a tutti i giornalisti quotidianamente impegnati a tenere alta la bandiera della professione giornalistica senza sconti o favori per alcuno ed al servizio esclusivo della libertà di informare: correttamente e completamente. Anche a costo di finire in cella per aver osato fare qualche domanda o qualche ripresa «non autorizzata»”. (giornalistitalia.it)
Intervistava il giudice Scognamiglio. Parisi (Fnsi): “Il prezzo di far bene la professione”