ROMA – Indro Montanelli e il cinema: a raccontare il rapporto con la nona arte è lo stesso giornalista, nato a Fucecchio (Firenze) il 22 aprile 1909, centodieci anni fa. Il direttore e fondatore de Il Giornale ne parla nella sua autobiografia, “Soltanto un giornalista”, in cui ricorda cosa lo attirasse del teatro e del cinema dell’epoca, quando conosceva e frequentava i circoli intellettuali milanesi pur rimanendo poco avvezzo ai salotti cittadini.
Montanelli e il cinema hanno avuto una relazione fugace, ma intensa. L’unico film che il giornalista ha girato è stato “I sogni muoiono all’alba”, pellicola del 1961 tratta da un suo precedente testo teatrale omonimo che, rappresentato per la prima volta al Milano al Sant’Erasmo, racconta la rivolta d’Ungheria osservata e vissuta da un gruppo di giornalisti italiani da una stanza dell’Hotel Duna di Budapest.
Il film, che riporta la stessa trama, era stato finanziato da Rizzoli e il principale personaggio femminile era interpretato da Lea Massari che Montanelli definisce, nella sua autobiografia, come “la migliore attrice del cinema italiano.
La sua recitazione fu premiata con un Nastro d’Argento ma sul film la critica stese una coltre di silenzio”. Dai critici il film è considerato troppo lento, troppo teatrale.
È la sola esperienza di Montanelli dietro la cinepresa, anche se il direttore del Giornale aveva collaborato nel 1959 con Roberto Rossellini per la realizzazione del film “Il generale della Rovere”, ispirato proprio all’omonimo romanzo di Montanelli. La pellicola, dove recitano Vittorio De Sica e Lea Massari, vinse a Venezia il Leone d’Oro. (agi)
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