ROMA – La Chiesa italiana mette in guardia dai costi e dalle insidie della rete, ma invita ad “abitare queste piazze virtuali senza battaglie di retroguardia, come una vera sfida educativa”.
Lo ha detto questa mattina a Roma, in Campidoglio, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, aprendo i lavori del convegno organizzato dall’Aiart (Associazione spettatori cattolici) sul problema della dipendenza dal web o “internetpatia”, ossia la necessità di stare in rete e controllare in maniera compulsiva i messaggi.
“Usufruisco abbastanza della rete – ha confidato mons. Galantino -. Quando ho perso il mio tablet stavo perdendo la testa e mi sono reso conto che stava diventando una protesi. Quando mi sono tranquillizzato, l’ho ritrovato”.
“Oggi la grossa novità – ha osservato – è di natura antropologica. Pensiamo alla smania di fissare l’istante su Facebook e ricevere i ‘Mi piace’. Io di solito, tra il venerdì sera e il sabato mattina, posto l’omelia, dopo 5 secondi trovo 40 ‘Mi piace’ ma sicuramente lo fanno per simpatia, nemmeno la leggono. Oggi quello che postiamo è più condizionato dai ‘Mi piace’ che dai contenuti. Nonostante questo restiamo tutti alla finestra, dirimpettai gli uni degli altri, tirati per la giacca da sensazioni senza giudizio. Ma così perdiamo la narrazione”.
“Il nostro modo di vivere è radicalmente cambiato con le nuove tecnologie. La rete è utile ed efficace ma il prezzo che paghiamo in privacy è alto”, ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, criticando anche l’efficacia dell’Autorità per la privacy: “Non capisco a cosa servano questi enti inutili”.
Il segretario della Cei ha messo in evidenza quanto per i giovani sia “una piazza, un modo per vivere inclusi e sentirsi meno soli e tenersi costantemente in contatto. Il web offre forme di partecipazione assolutamente inedite, in rete l’utente diventa coautore della comunicazione”. Però, ha fatto notare, “la nostra cultura assomiglia di più a Wikipedia che al vocabolario Zingarelli”.
Come Chiesa, ha sottolineato, “non vogliamo né possiamo camminare con lo sguardo rivolto all’indietro o con battaglie di retroguardia. Avvertiamo la necessità di interpretare la rete come frontiera di vera sfida educativa, nonostante qualcuno in alto abbia avuto da dire dei vescovi distratti sull’educazione, senza sapere che dal 2001 lavoriamo su questo tema. Anche lo sguardo che la Chiesa ha su questa realtà è quello di una sfida educativa, senza accorgimenti superficiali”.
Quindi ha invitato ad “introdurre consapevolezza e riflessione, senso e qualità, in un contesto che lascia poco spazio al pensiero”. (Sir)
Il segretario della Cei al convegno dell’Aiart: “Ma non viviamo per i ‘mi piace‘!”