ROMA – Monica Mondardini lascia la carica di amministratore delegato di Gedi, il gruppo editoriale a cui fanno capo, tra gli altri, i quotidiani la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e il settimanale l’Espresso. Al suo posto, su proposta fatta al Cda dal presidente Marco De Benedetti, arriva Laura Cioli, ex numero uno di Rcs Media Group.
Ad annunciare la decisione di non intraprendere un ulteriore mandato è stata la stessa Mondardini al termine dell’assemblea degli azionisti riunitasi oggi. “Dopo nove anni – ha dichiarato – ho deciso che fosse venuto il momento di passare la gestione del gruppo Gedi ad un nuovo amministratore delegato. Resto coinvolta nel futuro di Gedi nella mia qualità di amministratore delegato di Cir e consigliere della società. Sono stati anni molto impegnativi, per le sfide che il settore ha affrontato e dovrà continuare ad affrontare. Gedi ha saputo anticipare le evoluzioni e reagire nel modo più opportuno: è l’unico gruppo che ha registrato sempre risultati economici positivi, dal 2008 al 2016 ha azzerato il proprio debito, che ammontava allora a 280 milioni di euro, ha investito nel digitale, in cui è pioniere e leader, ha realizzato la prima grande operazione di aggregazione editoriale nell’ultimo decennio”.
A questo punto il presidente Marco De Benedetti, ha preso la parola, anche per conto dell’azionista di controllo, ringraziando Monica Mondardini “per l’eccellente lavoro svolto in questi lunghi anni, ricchi di successi e risultati, ottenuti nonostante un contesto di mercato estremamente difficile. Credo che Monica verrà ricordata per aver saputo portare avanti un processo di forte razionalizzazione creando nel contempo le basi per assicurare al gruppo sviluppo e leadership nelle sue nuove sfide nell’editoria italiana. Comprendo la sua scelta e so di poter continuare a contare su di lei, anche se con un ruolo diverso. Proporrò al Consiglio, che a breve si riunirà, di nominarla vicepresidente insieme a John Elkann. Proporrò, inoltre, come amministratore delegato di Gedi Laura Cioli, che avrà nella mia persona e in tutto il Consiglio di amministrazione il supporto necessario per svolgere nel migliore dei modi il suo incarico”.
Successivamente all’Assemblea, infatti, il Consiglio di amministrazione ha nominato il Marco De Benedetti presidente, John Elkann e Monica Mondardini vicepresidenti e Laura Cioli amministratore delegato della Società. Il Consiglio ha poi verificato l’esistenza dei requisiti di indipendenza degli amministratori, attribuendo tale qualifica a: Agar Brugiavini, Elena Cialliè, Alberto Clò, Silvia Merlo, Elisabetta Oliveri, Luca Paravicini Crespi, Michael Zaoui e Giacaranda Maria Caracciolo di Melito Falck.
Sono stati, inoltre, nominati membri del Comitato per le nomine e la remunerazione: Alberto Clò (presidente), Giacaranda Maria Caracciolo di Melito Falck e Michael Zaoui; membri del Comitato controllo e rischi: Elisabetta Oliveri (presidente), Agar Brugiavini, Elena Cialliè, Silvia Merlo e Luca Paravicini Crespi; membri del Comitato per le operazioni con le parti correlate: Agar Brugiavini (presidente), Elena Ciallié ed Elisabetta Oliveri.
Quanto ai dati di bilancio, el primo trimestre del 2018 il gruppo Gedi registra ricavi per 155,8 milioni, (+20,7% rispetto allo stesso trimestre 2017, ma -5,8% a perimetro equivalente). Il margine operativo lordo è sceso a 11,4 milioni (13 milioni), l’utile operativo a 6,6 milioni (da 9,6 milioni) e l’utile netto a 3 milioni (da 5 milioni a 5,8 milioni a perimetro equivalente). Migliorato l’indebitamento finanziario netto pari, al 31 marzo, a 110 milioni rispetto 115,1 milioni di fine 2017.
Per quanto riguarda le prospettive di quest’anno, gli andamenti registrati nel corso del primo trimestre sono in linea con quelli che hanno interessato il settore ormai da anni. Da segnalare anche qualche più positiva indicazione sulla pubblicità del secondo trimestre. Per contrastare tali andamenti il Gruppo continua ad impegnarsi nel conseguimento di tutti i vantaggi derivanti dall’operazione di integrazione con Itedi, nello sviluppo delle attività digitali e nelle razionalizzazioni volte a preservare la redditività in un mercato strutturalmente difficile”.
Approvando la trimestrale presentata da Monica Mondardini, il Cda ha reso noto che dieci giorni fa, il 16 aprile, la capogruppo Gedi Spa ha sottoscritto un finanziamento da 100 milioni, di durata quadriennale, con quattro primarie banche. Il contratto prevede il rispetto di un covenant, vale a dire un patto di natura finanziaria, basato sul rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda (margine operativo lordo) e permette alla società di rifinanziarsi in vista del rimborso del prestito obbligazionario convertibile da 100 milioni emesso nel 2014 e in scadenza ad aprile 2019.
Tornando ai risultati trimestrali – dei quali nella nota Gedi fornisce anche la variazione a perimetro equivalente dal momento che nello stesso periodo del 2017 non era ancora avvenuta l’integrazione con Itedi – i ricavi diffusionali, pari a 71,7 milioni, sono cresciuti del 33% rispetto alo stesso periodo dell’esercizio precedente mentre sono in flessione del 7,5% a pari perimetro, in un mercato che ha registrato un calo dell’8,5% delle diffusioni dei quotidiani. I ricavi pubblicitari sono, invece, cresciuti del 14,3% (-3,1% a perimetro equivalente) e, con riferimento ai mezzi del gruppo, la raccolta su radio è aumentata del 4,4%, quella su internet dell’8,1% (+2,6% a perimetro equivalente, in linea con l’andamento del mercato) e la raccolta su stampa ha registrato un incremento del 9% (-7,7% a perimetro equivalente, leggermente migliore dell’andamento del settore).
I costi risultato superiori del 24,9% rispetto al primo trimestre del 2017, ma sono scesi del 3,2% a perimetro equivalente: diminuiti sia i costi fissi del personale (-1,9%) sia gli altri (-4%). L’organico di Gedi, inclusi i contratti a termine, a fine marzo ammontava a 2.439 dipendenti e l’organico medio del periodo a perimetro omogeneo è stato inferiore dell’1,7% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.
Da segnalare, infine, la “preoccupazione” espressa da Marco De Benedetti rispetto all’attuale quotazione del titolo in borsa che “non corrisponde al valore intrinseco della società”. De Benedetti fa, infatti, notare che ad incidere negativamente è stata la definizione del contenzioso tra il gruppo Espresso e il fisco risalente al 1991, con la conseguente perdita nel bilancio del 2017 chiuso con 123 milioni di rosso. (giornalistitalia.it)