ROMA – In Francia, Mondadori ha annunciato trattative esclusive per la vendita di Mondadori France. In Italia, la capogruppo Mondadori ha annunciato l’intenzione di vendere “Panorama”, il più importante e prestigioso newsmagazine italiano.
Mondadori è quindi determinata a sbarazzarsi del terzo gruppo francese di periodici il prima possibile, persino vendendolo a un prezzo basso e non importa in che modo. Infatti, il gruppo Reworld Media, con cui Mondadori sta negoziando, non è un vero editore. Come si può notare dalla stessa home page del suo sito, ha per missione il “branding”, la “performance”, la creazione di testi “per gli inserzionisti”.
Va inoltre ricordato che “Marie France” o le testate Lagardère acquisite nel 2014 oggi non hanno più redazioni. Quasi tutti i dipendenti trasferiti sono stati rapidamente espulsi. Adesso sono dei service a progettare e produrre le riviste di Reworld.
In sostanza, si tratta di fare giornali senza giornalisti e senza quelle attività professionali di supporto che ad essi sono associate. È come dire che la qualità editoriale, il rigore dell’informazione e la soddisfazione dei lettori non sono delle priorità.
Allo stesso tempo, in Italia, l’azienda sta mettendo in atto un graduale disimpegno del suo patrimonio editoriale, minaccia di chiudere le testate o di cederle a editori scarsamente qualificati, chiedendo anche ai giornalisti italiani di ridurre i loro stipendi.
Ad esempio, la scorsa primavera, la casa editrice di Segrate ha tentato di sbarazzarsi di due settimanali femminili, “Tu Style” e “Confidenze” (quest’ultimo è un giornale storico), assegnandoli a un “nuovo editore” senza alcuna garanzia sulla continuità del lavoro né sulla qualità stessa dei giornali. Per rimanere all’interno del perimetro aziendale, i giornalisti sono stati costretti a fare un enorme sacrificio: ridurre i loro stipendi del 30% circa. Un simile sacrificio potrebbe essere richiesto oggi ai giornalisti di “Panorama”, ma senza nemmeno dare loro l’opportunità di rimanere all’interno di Mondadori: al contrario, la diminuzione del loro costo servirebbe a rendere “interessante” il business per l’acquirente.
Questa è una situazione inaccettabile per i giornalisti di Mondadori, per tutti i giornalisti italiani e per il loro sindacato unitario, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Molte iniziative saranno prese per contrastare questa deriva che minaccia il giornalismo di qualità.
Ma Mondadori è un’azienda in crisi? Per niente.
Mondadori in Italia è un gruppo editoriale molto importante, il primo per l’editoria libraria e il maggiore per i periodici, la cui divisione ha prodotto un Ebitda di 15 milioni di euro nel 2017.
Mondadori France mantiene una posizione molto solida (26 milioni di euro di Ebitda in 2017). Lo scorso luglio, Ernesto Mauri, amministratore delegato di Mondadori, ha sottolineato che la filiale francese ha tenuto bene nonostante il difficile contesto nazionale per i magazine. Le testate di Mondadori France hanno milioni di lettori fedeli, una forte reputazione e viene riconosciuta la loro qualità editoriale.
A livello sociale, sarebbe una catastrofe se il trasferimento a Reworld Media avesse successo. Sono in ballo 700 posti di lavoro, a cui vanno aggiunti quelli dei collaboratori fissi e dei freelance.
Se guardiamo entrambi i versanti delle Alpi, ciò che incombe è il desiderio di Mondadori di disimpegnarsi completamente dalle attività di stampa. Una tale prospettiva è inaccettabile e prenderemo insieme tutte le iniziative necessarie per contrastarla.
In Francia come in Italia, Mondadori ha una responsabilità nei confronti delle testate che pubblica, nei confronti dei loro lettori e più in generale dell’informazione. Deve assumersela. Investendo nelle testate invece di sbarazzarsene.
Cfdt-Cgc-Cgt-Fo Snj Mondadori France
Federazione Nazionale della Stampa Italiana