MILANO – L’Assemblea dei giornalisti della Mondadori ha proclamato lo stato di agitazione ed affidato al Comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero alla luce delle notizie su possibili cessioni, chiusure o ristrutturazioni di alcune testate del gruppo (Tustyle, Panorama, Il mio Papa), pubblicate da alcuni giornali e non smentite dall’azienda controllata dalla famiglia Berlusconi.
Interpellata dalla rappresentanza sindacale dei giornalisti, l’azienda non ha, infatti, smentito possibili vendite, ma ha, anzi, sottolineato la necessità di interventi strutturali nella Periodici Italia.
L’Assemblea dei giornalisti ha, inoltre, dato mandato al Cdr di chiedere un immediato incontro con i massimi vertici della Periodici e del gruppo per conoscerne le reali intenzioni. «La “pace sociale” legata all’accordo di stato di crisi del giugno 2017 (fino al giugno 2018) – denuncia il Cdr – è stata così slealmente incrinata».
«Tutto questo – spiega il Cdr – avviene a soli due mesi dall’intervista rilasciata il 10 novembre scorso a Milano Finanza da Ernesto Mauri, nella quale il ceo di Mondadori ha dichiarato di prevedere il raggiungimento di 15 milioni di utile per la Periodici Italia, a fine 2017».
L’assemblea ricorda che, «dal 2009, noi giornalisti della Mondadori, con grande senso di responsabilità, abbiamo contribuito ad affrontare la crisi del settore (con chiusure, cessioni di testate e conseguente dimezzamento della forza lavoro, da circa 500 giornalisti ai poco più di 200 oggi), per ridurre i costi e azzerare gli esuberi individuati dall’azienda sopportando cassa integrazione, solidarietà e prepensionamenti. Nonostante i pesanti interventi, l’azienda continua a sostenere che questo non basta».
«Il primo editore italiano – sottolinea il Comitato di redazione – non deve passare solo attraverso cessioni e chiusure di testate e continue riduzioni di organici. Ma ha il dovere di portare avanti una strategia all’altezza del proprio ruolo, che tenga conto della complessità del mercato in trasformazione e delle opportunità che recenti acquisizioni offrono. Chiediamo dunque rilancio delle testate in crisi e lancio o studio di nuove iniziative editoriali».
«Convinti che la tutela del lavoro e della professionalità dei giornalisti siano la condizione imprescindibile per garantire la qualità dei giornali», i lavoratori ribadiscono quindi l’intenzione di «difendere la nostra professione anche contrastando l’esternalizzazione del nostro lavoro, oggi compromesso dall’uso massiccio di collaboratori e pensionati tuttora presenti in azienda». (giornalistitalia.it)
“Pace sociale slealmente incrinata”. Stato di agitazione e richiesta di incontro