ROMA – «Fake news e disinformazione non sono nate oggi, sono sempre esistite. Ce ne siamo semplicemente accorti con maggior consapevolezza durante la pandemia. Oggi se ne parla per la guerra in Ucraina. Ma credo molto nell’apporto che potranno dare tutti gli attori del settore insieme». A dirlo, il sottosegretario all’editoria, Giuseppe Moles, intervenendo al convegno Noi e l’Europa insieme alla capogruppo del Pd alla commissione esteri della Camera Lia Quartapelle, al direttore della rappresentanza in Italia della Commissione europea Antonio Parenti e al direttore di Balkan Free Media Iniziative, Antoinette Nikolova, con la moderazione del direttore editoriale di Formiche.net Roberto Arditti.
«Dopo la firma del presidente Draghi delle linee guide sulla cybersicurezza – spiega Moles – come dipartimento siamo soggetti attivi per tutto quello che riguarderà le campagne di comunicazione contro la disinformazione. Io aggiungerei anche per un uso sano e consapevole del digitale». Sull’informazione in generale, prosegue il sottosegretario, «io aborro ogni forma di censura, soprattutto se deve venire dal governo, perché qualsiasi strumento normativo può essere utilizzato a buon fine oggi, ma in modo non democratico domani. Conto invece molto sulla collaborazione, soprattutto in questo momento, tra tutti, assolutamente tutti, gli stakeholder del settore» unita «alla loro professionalità», osserva citando i giganti del web, l’intrattenimento, i giornalisti, le istituzioni, i social network.
«Può essere idealista, ma io credo che il compito ultimo del governo sia fornire tutti gli strumenti possibili perché il cittadino possa informarsi correttamente», prosegue sottolineando l’importanza di una diffusa educazione digitale.
Ma se invece, «tutti i professionisti dell’informazione rincorrono il like o l’immediatezza della notizia, si rischia di non approfondire e non individuare la fonte, né avere la possibilità di controllare. A breve – anticipa Moles – avremo una serie di tavoli, mettendo insieme tutti quelli che si occupano di questo settore, anche della disinformazione. Io poi ho un sogno: che i quotidiani si possano trasformare nell’approfondimento della notizia del giorno prima. Ci sono centinaia di grandi professionisti che devono avere gli strumenti per controllare le fonti, devono poter in qualche modo veicolare la notizia. Dobbiamo evitare che un’eccessiva velocizzazione o il voler per forza avere uno scoop per vendere di più in realtà danneggi la reputazione del giornale stesso».
Moles conta molto «sulla partecipazione di tutti gli attori del sistema informativo italiano e non solo a combattere la disinformazione, soprattutto quella di sistema. Anche nel loro interesse, perché la disinformazione mina la reputazione» e di conseguenza «porta perdita di denaro», aggiunge suggerendo di rincorrere invece «il bollino della certezza della notizia» affinché «piano piano si formi uno spirito critico diffuso».
Ma come si sta comportando l’informazione italiana sulla guerra tra Russia e Ucraina? «La gran parte – risponde Moles – ha reagito in maniera corretta. Ha cominciato ad approfondire sempre di più e ha fatto in modo che noi cittadini potessimo fornirci un’opinione».
E le istituzioni europee a che punto sono sul tema informazione e fake news? «Al G7 di Bonn su cultura e informazione – evidenza il sottosegretario – i lavori hanno portato a spostare il documento finale sull’informazione. Questo dimostra quanto anche le istituzioni europee si stiano accorgendo dell’importanza del tema. Io però dico sempre una cosa: la norma spesso arriva in ritardo rispetto allo sviluppo tecnologico. Come legislatori dobbiamo cominciare ad accompagnare il progresso, altrimenti arriveremo sempre tardi». (ansa)
Daniela Giammusso