ROMA – Centinaia di giornalisti iraniani hanno sottoscritto un appello con cui si chiede la liberazione di due colleghe, Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi, arrestate – secondo quanto riferisce il quotidiano indipendente Etemad – per avere seguito la vicenda della giovane Mahsa Amini, la ventiduenne morta dopo essere stata fermata da una pattuglia della polizia della morale per avere indossato in modo “non corretto” il velo.
Secondo quanto riferisce la Cnn, le due giornaliste sono state portate nella prigione di Evin, a Teheran, dove sono reclusi molti dei manifestanti arrestati durante le proteste delle scorse settimane.
«La libertà dei media non è solo un diritto dei giornalisti, ma anche della società», si legge in un appello firmato da oltre 300 tra giornalisti, fotografi e attivisti dei media iraniani. «La nostra società ha il diritto di sapere cosa sta succedendo in modo tempestivo, senza censure o filtri, e ha anche il diritto di interrogare qualsiasi persona o istituzione che causi inefficienza, corruzione o violi la legge», è scritto nell’appello, dove si aggiunge: «La grande società iraniana non sarà in grado di affrontare le complesse minacce del mondo di oggi senza cittadini responsabili come Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi e altri giornalisti incarcerati».
La presa di posizione dei giornalisti è giunta dopo che l’intelligence iraniana venerdì ha accusato Hamedi e Mohammadi di essersi formate all’estero e di aver fornito informazioni ai media stranieri.
Hamedi, inoltre, è stata specificamente accusata di usare il suo ruolo di giornalista «come copertura» per alimentare il dissenso nei confronti delle autorità iraniane.
«È stata una delle prime persone ad arrivare all’ospedale (quello dove è stata portata Mahsa Amini, ormai in fin di vita per i colpi subiti, ndr) e ha provocato i parenti del defunto e ha pubblicato notizie mirate».
Mehdi Rahmanian, l’amministratore delegato del quotidiano Shargh, dove lavora Hamedi, ha smentito che la giornalista abbia pubblicato la foto di Mahsa Amini in un letto d’ospedale.
Il marito di Niloofar, Mohammad Hossein Ajorloo, ha twittato dicendo che l’unica foto pubblicata da Niloofar era di due membri della famiglia di Mahsa Amini che si abbracciavano dopo aver scoperto la sua morte sotto la custodia della polizia.
Almeno 46 giornalisti sono stati incarcerati in Iran dall’inizio delle proteste per la morte di Mahsa Amini, secondo una ong, il Comitato per la protezione dei giornalisti. Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi rimangono nella prigione di Evin e non sono ancora comparsi davanti ad un giudice per la formalizzazione delle accuse. (giornalistitalia.it)
Diego Minuti