ROMA – Quando Roma venne dichiarata città aperta, anche noi di un quartiere fuori mano, il Delle Vittorie di piazza Mazzini, vivemmo il nostro quarto d’ora di storia. La sera del 3 giugno 1944 sfilarono lungo via Prestinari, una strada con giardinetti da sempre fra ponte Risorgimento e via Monte Zebio, centinaia e centinaia di soldati tedeschi che stavano abbandonando Roma diretti verso la via Cassia.
A me, un bambino di 8 anni all’oscuro delle cronache di guerra e di sterminio, quei militari laceri e sbandati fecero pena, anche, se all’angolo della strada, non smentirono la loro fama di predatori, strappando un motofurgone dalle mani di un noto commerciante della zona che viaggiava imprudentemente con la testa dentro i propri affari.
All’alba del giorno dopo, uno scenario radicalmente diverso. In un clima di festa e di entusiasmo, che non avevo mai conosciuto, sfilò l’ognibendiddio dello zio Sam. Sembrava che non avessero fondo i sacchi delle razioni che i soldati americani distribuivano a piene mani dalle camionette, le famose jeep con la grande stella bianca disegnata sul cofano.
Scoprimmo la Coca-Cola, che, lì per lì, non ci piacque, la carne in scatola delle corned-beef, le soup di legumi, la polvere di piselli e, soprattutto, tanta cioccolata e le caramelle con il buco, le life-saver, una novità assoluta.
Fu una lotta dura tra ragazzini assicurarmi il mio americano, un roscio mingherlino con il sorriso inchiodato sulla bocca, che mi tradì dopo un paio di giorni, tagliandomi persino i viveri. Fui soppiantato da una giovinetta con le scarpette dai tacchi di sughero, la “segnorina”.
La delusione e la rabbia scavarono profondamente nella mia anima infantile tanto che il risentimento anti-americano mi accompagnò per diversi anni. Anche perché, quando sul vicino lungotevere Oberdan (dove oggi in settembre sorgono i mercatini dei libri di scuola usati) scavarono le trincee e piazzarono i cannoni delle contraeree, il territorio fu dichiarato off limits e i primi ad essere allontanati senza tanti complimenti furono i ragazzini. Peraltro, gli argini del fiume e le spiaggette in mezzo alla fitta vegetazione erano da sempre teatro delle gesta di un mondo di fiumaroli di ogni età che giocavano a caro prezzo (quante mutilazioni anche tra i bambini!) con le armi abbandonate (fra l’altro, la famosa bomba a mano Balilla che faceva più rumore che danno) prima dai tedeschi e poi dagli americani.
Nel dopoguerra, i giardinetti di via Marcello Prestinari furono riconquistati dalle mammine al sole, sotto i lungotevere si aprirono i bagni Gilda in ricordo del passaggio dei soldati americani tutti innamorati della celebre diva Rita Hayworth e della Gilda del suo film; sopra i lungotevere l’asfalto cancellò ogni traccia dei trascorsi bellici, inaugurando l’epoca delle strade trasformate in campi di pallone, in domini del gioco incontrastati per ancora diversi anni da un inesistente traffico di auto.
Romano Bartoloni
Presidente Sindacato Cronisti Romani