ISERNIA – “Mino Pecorelli è stato tacciato di essere un ricattatore. Lo era, se vogliamo considerarlo ricattatore della notizia. Ma non era un ricattatore economico perché lui è morto povero”. Così Rosita Pecorelli, sorella del giornalista nato a Sessano del Molise (Isernia), lo ha ricordato a margine della presentazione, a Isernia, del libro “Il Divo e il giornalista”(Morlacchi editore, 15 euro) scritto da Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno.
“Mino amava Sessano – ha detto ancora – lì abbiamo vissuto per anni prima di trasferirci a Roma. Mi aveva confidato che se Op, il suo giornale, si fosse ripreso sarebbe tornato a vivere a Sessano dove ora è sepolto”.
Il libro, illustrato dagli autori presenti all’evento, ripercorre le tappe del processo di Perugia con ampi spaccati sulla storia italiana degli anni ’70 e ’80. “Noi sappiamo da dove vengono i mandanti e gli esecutori – ha dichiarato Rosita – l’assoluzione è stata ingiusta”.
Pecorelli venne ucciso a Roma il 20 marzo del 1979. “Quel giorno era il compleanno di mia figlia – ha ricordato Rosita – lui ha voluto vederci, ha voluto incontrare anche mia madre. Credo avesse un presentimento di morte, ma era sereno. La banda della Magliana, delegata da Vitalone, lo seguiva da tempo. Lui aveva le lettere inedite di Moro. Sempre quel giorno le diede a mio cugino per farle portare in tipografia. Ma lì non ha trovato le solite persone. Il plico è sparito e la sera mio fratello è morto”.
“Il mistero della morte di Mino rimarrà – ha concluso Rosita – a fino a che non succederà qualcosa di veramente nuovo e qualcosa mi pare si stia muovendo”. (ansa)