Si spaccia per poliziotto e intima al cronista: “Cancella tutti gli appunti o ti butto in acqua”

Minacciato un giornalista del Tirreno

LIVORNO – Grave intimidazione ad un collaboratore del quotidiano Il Tirreno. È avvenuta a Livorno, dove un uomo, spacciandosi per poliziotto, ha chiesto e fotografato i documenti del giornalista. A raccontare l’episodio è lo stesso quotidiano che annuncia un’azione legale.
«Sono le 15 di mercoledì 10 febbraio – spiega il quotidiano – sugli scali Rosciano. Un collaboratore del Tirreno sta facendo il proprio mestiere: deve fare un servizio sul presidio-protesta della “Associazione per la tutela e la conservazione delle tradizioni marinare e del porto Mediceo” che si svolge davanti alla sede dell’Autorità portuale.
Una delegazione dei circoli (il così detto “popolo delle barchette”) viene, finalmente, ricevuta a Palazzo Rosciano – in ballo ci sono le imbarcazioni che dovrebbero lasciare il Mediceo per far posto al porto turistico – e fa ritorno quando mancano pochi minuti alle 18».
«Il nostro collaboratore, unico giornalista – evidenzia Il Tirreno – presente dopo quasi tre ore di attesa, raccoglie le dichiarazioni dei rappresentanti dei circoli: Roberto Lippi, Paola Turio e l’avvocato Antonio Bellesi. Attorno a loro si raduna una dozzina di persone, il nostro collaboratore scrive gli appunti sul smartphone. Deve scrivere sul giornale quello che è il punto di vista del “popolo delle barchette” dopo il recente ultimatum dell’Autorità Portuale. Vuole così dar voce alla controparte. Tutto normale, almeno fin qui. Ma subito dopo le interviste e i saluti cordiali, appena si allontana di qualche passo e rimane da solo viene avvicinato da un uomo che gli chiede gli appunti».
«“Devo andare via” è la risposta. Ma – racconta ancora il quotidiano – l’uomo insiste, e dichiarando di essere della polizia, gli impedisce di andarsene e pretende di conoscere nome e cognome. Non gli basta sapere che è un giornalista. Poi chiama il resto del gruppo e inizia a gridare al nostro collaboratore che deve cancellare gli appunti e mostrargli i documenti “perché altrimenti ti butto in acqua”.

Palazzo Rosciano, sede dell’Autorità Portuale di Livorno

Una minaccia che viene chiaramente sentita dagli altri presenti. Una reazione improvvisa e inattesa: il giornalista evita di replicare alla provocazione – e fa bene, visto che gli animi si stanno riscaldando – ma è circondato da cinque o sei persone. A quel punto, per evitare guai maggiori, consegna il tesserino professionale e l’uomo lo fotografa, ma non è ancora contento. Si avvicina sempre più al giornalista e lo minaccia ripetutamente costringendolo alla fine a cancellare gli appunti dal telefonino. Solo allora lo lascia andare via. Il tutto davanti ai delegati dei circoli che, sorpresi e increduli, non intervengono».

Stefano Tamburini

«Con le minacce e la violenza – denuncia Il Tirreno – si è, dunque, cercato di impedire al collaboratore del Tirreno di fare il suo lavoro: un gesto inqualificabile e inaccettabile, ma che ovviamente non ha impedito al collega di realizzare egualmente il servizio. La cosa ancora più incomprensibile è che ad aggredire il nostro collega sia stato uno dell’associazione a cui il giornale voleva dare voce. In considerazione della gravità dell’accaduto, il direttore del Tirreno, Stefano Tamburini, e l’editore si attiveranno per avviare ogni azione legale utile per tutelare la sicurezza dei propri cronisti e in difesa della libertà di informazione».
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, definisce l’episodio «un atto grave, per il suo fare intimidatorio, ma anche perché volto a limitare uno dei capisaldi della democrazia: quello del diritto dei cittadini ad essere informati e dei giornalisti ad informare».

Eugenio Giani

Ricordando che «non è la prima volta che casi simili accadono a Livorno», Giani si augura – come hanno fatto il sindacato e l’Ordine dei giornalisti della Toscana con una lettera al prefetto – che le autorità chiariscano velocemente quanto accaduto e prendano adeguati provvedimenti».
Solidarietà al cronista del Tirreno anche dal presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo: «L’aggressione di cui è stato vittima il giornalista è particolarmente grave, sia perché si tratta di un atto di violenza intimidatoria inaccettabile sia perché volta a impedire il diritto costituzionale del giornalista di informare e quello dei cittadini di essere informati. Chiedo, a nome di tutto il Consiglio regionale, che sia fatta piena luce su quanto accaduto e che se ne accertino le responsabilità affinché i responsabili ne rispondano davanti alla giustizia». (giornalistitalia.it)

 

 

 

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