Il boss Michele Zagaria intercettato in carcere ha detto: “O vogl’ squartat’ vivo”

Minacce dei casalesi, Sandro Ruotolo sotto scorta

Sandro Ruotolo

Sandro Ruotolo

ROMA – Il giornalista di Servizio Pubblico Sandro Ruotolo è sotto scorta. La decisione è stata presa ieri dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in attesa della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.
A renderlo noto è la redazione della trasmissione in onda su La7, riferendo che le minacce di morte per lo storico collaboratore di Michele Santoro sono arrivate dal capo del clan dei casalesi, Michele Zagaria, che intercettato in carcere dice: “O vogl’ squartat’ vivo”. All’origine delle minacce c’è un’intervista a Carmine Schiavone, “Pronto? Sono Michele Zagaria”, recentemente andato in onda in occasione di un reportage sulla “Terra dei fuochi” su La 7.
“Ci sono tracce recenti di rapporti tra Zagaria, quando era latitante, e i servizi segreti. Ma parliamo degli anni Duemila”, dice il giornalista in uno dei passaggi. “Non ti posso dire più niente. Lo saprai al momento opportuno”, è la risposta di Schiavone, pentito del clan, morto lo scorso febbraio.
È il novembre del 1998. Al Corriere di Caserta squilla il telefono di Carlo Pascarella, cronista ventiquattrenne che si occupa di camorra. Nei giorni precedenti ha scovato e pubblicato una notizia clamorosa: i vertici del clan dei Casalesi sono in lite aperta, e fra i due grandi padrini latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine è in atto una lotta per la successione. Quando Pascarella alza la cornetta per rispondere, subito pensa a uno scherzo: “Pronto, sono Michele Zagaria”. Sembra impossibile, ma all’altro capo del telefono c’è proprio lui, “Testastorta”, l’introvabile boss dei Casalesi che ci tiene a fare una particolare “rettifica”: fra lui e Antonio Iovine non esiste alcuna faida e per dimostrarlo passa la cornetta proprio a Iovine, che parla con Pascarella “non per minacciare”, come ci tiene a precisare, ma solo perché “vanno scritte cose giuste”. Poi la parola torna a Zagaria per un’ulteriore raccomandazione: “Di questa telefonata domani non devi scrivere nulla”. A distanza di 14 anni la telefonata sarà resa pubblica e i due boss processati e assolti. Solo dopo il pentimento Antonio Iovine tornerà su quella conversazione, ammettendo le minacce: “Pascarella scriveva cose vere ma sgradevoli”.
“Se tu sei da solo a raccontare – commenta Sandro Ruotolo appresa la notizia di essere stato messo sotto scorta – sei esposto. Se siamo in tanti, il rischio si annulla. Se di Terra dei Fuochi e del clan dei Casalesi è solo Servizio Pubblico a parlarne, è chiaro che la minaccia si concentri solo su di noi”. Ruotolo ci tiene, inoltre, a ringraziare per i tantissimi messaggi di solidarietà ricevuti: “Il più bello? Arriva dal Sulcis…”.

Lorusso e Della Volpe (Fnsi): “Minacce e querele temerarie tentano di fermare il diritto all’informazione”

Sull’ennesimo episodio di minacce ai giornalisti, che ha visto protagonista Sandro Ruotolo, interviene anche la Federazione nazionale della stampa italiana: “Basta minacce ai giornalisti”, tuona il sindacato unitario.
“Le gravi minacce a Sandro Ruotolo da parte del camorrista Michele Zagaria – afferma il segretario generale Raffaele Lorusso – ripropongono il tema della libertà d’informazione nel nostro paese, costantemente minacciata da criminalità organizzata e da potentati economici”.
“È inconcepibile che chi fa inchiesta, chi scopre le carte dei guasti sociali, ambientali, economici del nostro Paese, rischi – ribadisce il presidente Santo Della Volpe – di finire nel mirino di chi vuole mettere il silenziatore alle notizie e privare i cittadini del diritto, sacrosanto e costituzionale, ad essere correttamente informati”.
“Minacce di morte e querele temerarie, richieste di presunti risarcimenti danni in sede civile per migliaia e centinaia di migliaia di euro, tentano ogni giorno di frenare il diritto all’informazione. Questo non è più tollerabile. La Fnsi chiede a tutta la società ed alle istituzioni democratiche italiane di mobilitarsi affinché i giornalisti possano fare il proprio lavoro in totale libertà, con interventi legislativi che ne garantiscano la possibilità di lavorare senza temere querele pretestuose e minacce reali e con l’agibilità di potersi muovere e documentare i fatti accaduti, senza problemi per la propria incolumità”.
“Sandro Ruotolo, giornalista coraggioso e di valore – chiosano presidente e segretario della Federazione della stampa – va la nostra totale solidarietà e la promessa di una vera ‘scorta mediatica’, che possa restituirgli quanto prima la possibilità di svolgere le proprie inchieste senza limitazioni di alcun genere, anche quelle purtroppo imposte dalla scorta di carabinieri ed agenti di polizia che stanno giustamente sorvegliando sulla sua incolumità”.

 

 

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