Benedetta Salsi del Carlino nel mirino dei Musulmani d’Italia. Insorgono Procura e Fnsi

Minacce alla giornalista, Facebook se ne frega

FacebookREGGIO EMILIA – “Non saremo acquiescenti al diniego di Facebook” ad oscurare la pagina Musulmani d’Italia dalla quale sono partite minacce alla giornalista del Resto del Carlino Benedetta Salsi. Lo dice il procuratore capo di Reggio Emilia, Giorgio Grandinetti, in una intervista al quotidiano.
“Rilanceremo e faremo il possibile”, aggiunge Grandinetti, che non si arrende, nonostante spieghi come non siano forti le armi nei confronti del social network. Venerdì scorso la Procura ha saputo che Facebook ha deciso di non aderire alla decisione del gip reggiano Angela Baraldi di oscurare la pagina.
“Bisogna fare provvedimenti – spiega – che abbiano una maggiore forza” e che “non possano essere liquidati così” da Facebook.
Tra le ipotesi, rogatoria internazionale o pericolosità degli autori per terrorismo: “Su questo non faccio dichiarazioni”, precisa, puntando a valutare “se ci siano ragioni più forti per chiedere la chiusura integrando la richiesta”, oppure preferire “una procedura più garantista come la rogatoria”. (Ansa)

LA CPO DELLA FNSI: “INACCETTABILE LA SCELTA DI FACEBOOK”

“Libertà di minacciare via Facebook. È questa l’incredibile scelta del colosso dei social media di fronte alla vicenda, già denunciata dalla Commissione Pari Opportunità”, che riguarda una cronista del Resto del Carlino di Reggio Emilia, Benedetta Salsi.
Così la Cpo-Fnsi dà notizia della decisione del colosso di Mark Zuckerberg di opporsi “senza alcuna motivazione, all’oscuramento, disposto l’8 marzo dal giudice per i reati di minacce aggravate e diffamazione, di due pagine di stampo islamista”.
Le minacce e le offese, anche a carattere sessista, rivolte alla collega in seguito alla sua inchiesta su un italiano convertito all’islam indagato per terrorismo, pubblicate il 26 febbraio accanto alla foto e ai dati della cronista, restano online. Contravvenendo persino a un ordine della magistratura italiana.
“La Cpo Fnsi denuncia con forza questa decisione incomprensibile e inaccettabile. Non esiste – conclude la nota – un diritto alle minacce e agli insulti su Facebook. Esiste un diritto alla sicurezza personale delle giornaliste e dei giornalisti e alla libertà di informare che si esercita con le inchieste, senza dovere temere ritorsioni”.

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