RAGUSA – “Sono Salvatore Giuliano, a quel giornalista così Valente di minchiate dico solo di non toccare la mia persona e la mia immagine soprattutto. Perché ti rompo il culo se cerchi lo stipendio”. Questo il vergognoso commento apparso sul profilo Facebook di Paolo Borrometi in risposta all’articolo “Da Noto a Rosolini, passando per Avola e Pachino: viaggio nel «regno» dei Triglia”, scritto dal giornalista siciliano per il giornale on line “Laspia.it”.
“Appena poche ore fa – denuncia, infatti, Paolo Borrometi – ho pubblicato un mio articolo sulla mafia nella parte meridionale della provincia di Siracusa. Mi collego e, dopo una giornata di lavoro, trovo le immancabili minacce. Questa volta è il turno del capomafia di Pachino (Siracusa), tale Salvatore Giuliano che, col profilo del figlio, minaccia ed afferma di volermi «rompere il c…». Di cosa mi accusa? Di avergli «toccato l’immagine»! L’immagine? Quale immagine? Quella di un capomafia più volte condannato. Gente, rendetevi conto! Da che parte state?”.
Paolo Borrometi, collaboratore dell’Agenzia Giornalistica Italia ed editorialista del quotidiano Il Tempo, vive sotto scorta dopo le minacce ricevute per gli articoli sulla mafia ragusana scritti sul suo giornale on line “Laspia.it”. Il 12 luglio scorso, infatti, è iniziato a Ragusa il processo nel quale è imputato Giambattista Ventura, il presunto boss mafioso di Vittoria accusato di aver minacciato di morte, attraverso i social network, Paolo Borrometi. Processo nel quale si sono costituiti parte civile la Fnsi, l’Ordine nazionale e regionale dei giornalisti e il Comune di Vittoria. Nel gennaio scorso, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito al giornalista il riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito.
“Piena solidarietà e fraterna vicinanza all’amico e collega Paolo Borrometi” viene espressa dal segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, secondo il quale “l’ennesima minaccia al giornalismo coraggioso e improntato alla ricerca della verità non è altro che la conferma che la strada percorsa da Paolo e dai tanti colleghi che, come lui, quotidianamente rischiano la pelle perché fanno bene il proprio lavoro è quella giusta”.
“La strada della verità – ricorda Carlo Parisi – non può, però, essere percorsa in solitudine dai giornalisti, tra l’altro spesso ostacolati da leggi restrittive e penalizzanti della professione e del buonsenso, ma deve registrare, una volta per tutte, il serio impegno di uno Stato chiamato a dimostrare, con i fatti, che, in materia di libertà di stampa e non solo, la democrazia non è un optional”. (giornalistitalia.it)
Carlo Parisi (Fnsi): “Lo Stato dimostri che verità e democrazia non sono un optional”
Paolo Borrometi vai avanti. Il giornalismo d’inchiesta serio, documentato, informato, è una risorsa preziosa per la nostra democrazia e per la stessa lotta alla mafia. Nella provincia di Siracusa i Giuliano sono una realtà mafiosa, hai fatto bene a documentare e a raccontare questo potere e presto focalizzerò la presenza mafiosa in tale territorio con una mia interrogazione parlamentare.