A 1 anno e 8 mesi di reclusione oltre alle spese in favore di Fnsi e Comune di Vittoria

Minacce a Borrometi, condannato il boss Ventura

Giambattista Ventura

Giambattista Ventura

RAGUSA – Giambattista Ventura, il boss di Vittoria accusato delle minacce di morte al giornalista dell’Agi Paolo Borrometi, è stato condannato dal Tribunale di Ragusa a un anno e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali.
Il collegio – composto da Vincenzo Saito presidente, a latere Vincenzo Ignaccolo e Ivano Infarinato – ha anche stabilito in 25.000 euro la somma che Ventura dovrà versare a Borrometi per il danno subito, oltre a 500 euro di spese processuali; 5.500 euro a ciascuna delle altre parti civili, tra cui la Federazione Nazionale Stampa Italiana e il Comune di Vittoria.
L’accusa aveva chiesto 6 anni e mezzo di carcere. Ripetute e gravi le minacce al cronista. “Ti scippo la testa anche dentro la questura”, gli aveva detto tra le altre cose. I pentiti di mafia Giuseppe Pavone, Giuseppe Doilo e Rosario Avila avevano confermato lo spessore criminale di Ventura, definito “u’ ziu, quello che comanda a Vittoria”.
L’avvocato del cronista siciliano, il legale Vincenzo Ragazzi, aveva ripercorso in un dettagliato excursus l’escalation delle minacce subite, il dileggio delle forze dell’ordine e della magistratura e la corretta rilevanza delle notizie date da Borrometi nell’ambito delle sue inchieste, confermate da indagini ed operazioni con arresti riferibili al clan Carbonaro Dominante, del quale la famiglia Ventura è ritenuta essere realtà di spicco.
“Le reiterate minacce volevano fermare la penna di Borrometi, tacitare le inchieste”, ha detto. L’avvocato Enrico Trantino per l’Ordine nazionale dei giornalisti, aveva definito “stomachevoli ed incomprensibili le minacce”, chiedendo al Tribunale una ulteriore misura interdittiva, quella di inibire l’utilizzo dei social network.
“Le minacce a Borrometi – ha sottolineato l’avvocato Nino Caleca per l’Ordine regionale dei giornalisti di Sicilia – non sono state fatte per ciò che scrive ma perché indica le piste da seguire. Ecco, la minaccia tende a invocare il silenzio”. Il Comune di Vittoria aveva rilevato il danno alla collettività vittoriese, definendo “coraggiosa” l’attività giornalistica di Borrometi.
Le difese, pur definendo le minacce come “volgarissime”, hanno richiesto l’attenuante della provocazione ritenendo le minacce stesse come una reazione agli scritti di Borrometi. La sentenza dopo poco più di mezzora di Camera di Consiglio. Entro novanta giorni il deposito delle motivazioni della sentenza a seguito del quale sarà possibile proporre ricorso. (agi)

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