ROMA – Con riferimento alla nota con la quale Daniela Stigliano insiste nello sviluppare ragionamenti, riferiti al numero di prepensionamenti ex legge 416/81 per i quali sussiste la necessaria copertura finanziaria, basati su dati non conformi con quelli reali debitamente contabilizzati e certificati – affermando, tra l’altro, che sia stata io la “fonte” che la avrebbe indotta in errore nell’elaborare i dati – mi corre l’obbligo – astenendomi da ogni ulteriore commento su aspetti eventualmente suscettibili di diversa valutazione nelle sedi opportunamente deputate – di precisare quanto segue:
i dati reali – intendendo per tali quelli aventi efficacia giuridica e non quelli che derivino da interpretazioni personali – sono esclusivamente quelli ritualmente registrati – in ottemperanza agli obblighi legislativi vigenti in materia – nella contabilità dei bilanci dell’ente e nelle rendicontazioni periodicamente fornite ai Ministeri vigilanti, riportati nella mia precedente nota. Dall’analisi di questi dati emerge che il costo medio stimato di ciascun trattamento di prepensionamento da finanziare è pari complessivamente a 467 mila euro; tale parametro è l’unico utilizzabile, sul piano della statistica economica, al fine di sviluppare proiezioni sul numero massimo di prepensionamenti per i quali sussista la copertura finanziaria;
nel corso della presunta conversazione telefonica cui fa riferimento Stigliano, che lei colloca temporalmente intorno alla metà di luglio 2014, non avrei potuto diffondere informazioni diverse. Infatti, le ultime proiezioni di cui disponevo già all’epoca, riferite al costo stimato di 213 prepensionamenti, erano state trasmesse – circa un mese prima – alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le valutazioni del caso (come da mail allegata). Da tali dati emergeva una media pensionistica – riferita ai suddetti 213 casi, presi in esame uno ad uno come casi concreti – di circa 75 mila euro annui, dal quale deriva – come detto – un costo medio annuo di 467 mila euro.
Tra l’altro, da una attenta lettura dei dati presenti nei bilanci dell’ente si può evincere chiaramente che la media pensionistica di 57 mila euro, citata nella relazione della Corte dei Conti del 2013, è riferita all’intera platea dei trattamenti di pensione (comprensiva, quindi, delle pensioni di reversibilità, notoriamente decurtate di una percentuale che varia in funzione della tipologia e del numero di eredi beneficiari).
Nel 2013, la media riferita all’intera platea di pensioni dirette (con l’esclusione, quindi, di quelle di reversibilità) era pari, invece, a circa 66 mila euro mentre – come detto – la media pensionistica di 75 mila euro è quella relativa alla platea più ristretta dei 213 trattamenti di prepensionamento (vale a dire, quella da prendere a riferimento per calcolarne l’onere). Escludendo ogni altra ipotesi, non posso che ritenere che Stigliano abbia evidentemente confuso le “fonti”, ovvero i dati o le situazioni, prendendo magari ad esempio la media pensionistica riferita a precedenti prepensionamenti;
il metodo sulla base del quale è stato ricostruito il volume teorico del finanziamento complessivamente destinato ai prepensionamenti è fortemente carente sul piano della capacità di rappresentare correttamente il fenomeno, ed è stato da me utilizzato esclusivamente al fine di agevolare la comprensione delle imprecisioni di calcolo presenti nelle stime elaborate da Stigliano.
Infatti, si osserva che il modello dalla stessa proposto considera come finanziamenti “certi” tutti i 20 milioni annui messi a disposizione dallo Stato. Tuttavia, ciò non risponde alla realtà, in quanto le norme prevedono che lo Stato trasferisca – su apposita rendicontazione – solo gli oneri dei prepensionamenti effettivamente intervenuti per ciascun anno dal 2009 in poi.
Ne consegue che, ad esempio, nell’anno 2009 l’importo finanziato è stato relativo ai soli 12 trattamenti intervenuti in quell’anno, che non hanno ovviamente “saturato” la capienza massima dei 20 milioni previsti. Pertanto, anche il calcolo “virtuale” del finanziamento complessivo teoricamente disponibile nel periodo 2009-2019 è soggetto al fatto che, nei primi anni, l’onere dei prepensionamenti è stato inferiore al “plafond” annuo di 20 milioni. Tutto questo, ovviamente, è presente nella contabilità dell’ente e nelle rendicontazioni trasmesse ai Ministeri vigilanti.
Ciò posto, non posso che confermare integralmente i dati e le informazioni esposte nella mia precedente nota che, unitamente alle ulteriori osservazioni della presente, ritengo possano contribuire ad una esauriente e definitiva comprensione dei termini della questione. La mail del 12 giugno
Mimma Iorio
Direttore generale Inpgi