ROMA – Acque agitate a Metro che, come riferito il 28 ottobre scorso da Giornalisti Italia, è alle prese con il piano di ristrutturazione presentato dall’editore Mario Farina al Comitato di redazione che prevede la chiusura della redazione di Milano e il dimezzamento dell’organico, da 16 a 18 giornalisti, avvalendosi della Cassa integrazione a zero ore.
Una situazione che ha portato al cambio all’avvicendamento alla guida del giornale (Stefano Pacifici al posto di Giampaolo Roidi) spingendo la redazione, in attesa di valutare il piano editoriale che il nuovo direttore presenterà, a prendere atto della nomina del nuovo direttore e rinnovare le “preoccupazioni in vista della trattativa sullo stato di crisi, che l’Editore vorrebbe risolvere con un piano durissimo”.
L’assemblea dei redattori esprime, infatti, l’auspicio che “continuino ad esserci le condizioni, nel prossimo futuro, che permettano di preservare l’identità e l’integrità di Metro, così come essa è stata garantita, fino ad ora, dal sacrificio e dal senso di responsabilità dei giornalisti”.
Intanto, il nuovo direttore Stefano Pacifici si è presentato ai lettori rendendo omaggio al suo predecessore: “Conosco Giampaolo Roidi da una vita professionale ed è inutile che vi racconti lo straordinario lavoro che, con la redazione, ha fatto in tutti questi anni: Metro lo avete in mano ogni giorno e, sfogliandolo, ne apprezzate la serietà, l’autorevolezza, l’imparzialità. Tre codici genetici essenziali, i tre pezzi più importanti del dna di un quotidiano. Un vero e proprio patrimonio fatto di informazione ai massimi livelli, portata avanti con passione. Conosco, di Giampaolo, il rigore professionale, la passione, la capacità di leggere le cose anche da un altro punto di vista. Il tutto dentro una cornice chiara – lo ricordava nel suo ultimo editoriale su Metro – di «fatti chiari e amicizia lunga»”.
“Non svelo niente di strano – afferma Pacifici – se dico che oggi il mondo (ce ne sta dando conferme importanti, a ogni occasione) si sta muovendo come in un frullatore impazzito dove sembrano saltate tutte le regole, squagliate le certezze, moltiplicati all’inverosimile gli strumenti. Ormai ne abbiamo di ogni, come si dice adesso, e quello a cui ci sottoponiamo è spesso un rimpiattino fatto di pezzi di social, pezzi di notizie rimbalzate da ogni dove, estratti di video che magari restituiscono una dimensione diversa. A volte facciamo fatica a trovare il bandolo della matassa per capire, decrittare, valutare. Anche decidere. E invece decidere cercando di capire è importante”.
“E qui – conclude il nuovo direttore di Metro – entriamo in ballo anche noi. Possiamo trovare il modo di fornire strumenti di lettura? Forse sì (e ringrazio l’editore per la fiducia). Allora ecco: magari cambieremo, magari allargheremo, se serve, i confini del contatto con chi legge. Magari cercheremo anche di approfondire temi (ne abbiamo a tonnellate, di questi tempi, a quanto pare), andremo a caccia di «chiavi». Ci guarderemo intorno per capire, al di là di quello che è successo, se quel che è successo ci pone domande alle quali dare risposte. Serietà, autorevolezza, imparzialità resteranno il nostro dna. E, naturalmente, fatti chiari e amicizia lunga”. (giornalistitalia.it)
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