NEW DELHI (India) – Caratterizzata finora da un alternarsi di slanci e incertezze, la campagna globale #MeToo riprende forza in India e arriva a toccare politica e media. Dopo le attrici che si sono scagliate, lo scorso aprile, contro attori e produttori di Bollywood, ora è il momento delle giornaliste. Che mirano alto, puntando il dito, tra gli altri, verso un personaggio di spicco, ex giornalista ed editore, passato, nel frattempo, e con successo, alla carriera politica: M.J. Akbar, oggi viceministro agli Esteri.
La prima a raccontare delle molestie da parte dell’ex direttore ed editore, è stata la reporter Pryia Ramani. Che ha scritto nero su bianco, in un tweet, il nome del viceministro. E ha spiegato che si riferiva proprio a lui quando, qualche tempo fa, senza citarlo, aveva scritto per Vogue India un articolo dal titolo anticipatorio: “Agli Harvey Weinstein di tutto il mondo”.
“Sognavo di lavorare nella sua casa editrice. Avevo 23 anni, lui 43: per il colloquio di lavoro mi convocò in un hotel e mi costrinse a salire in camera; poi mi invitò a bere vodka e insistette perché mi sedessi sul divano, accanto a lui”, si legge nel tweet di Pryia. Tre colleghe l’hanno seguita, sempre su Twitter, raccontando di analoghe molestie subite da Akbar; una racconta: “preferii rinunciare al lavoro, me ne andai”, mentre altre due colleghe, che per ora preferiscono l’anonimato, hanno ammesso di avere vissuto esperienze simili. Non stupisce che la bufera impazzi soprattutto sui social: sono, infatti, numerosi gli uomini chiave dei più autorevoli media indiani, capiredattori, commentatori di spicco, finiti sotto accusa; come Prashant Jha, responsabile della redazione politica del quotidiano Hindustan Times, autosospeso in attesa che l’editore valuti le accuse di comportamenti inappropriati.
Akbar, in Nigeria per un viaggio istituzionale, interrogato dai giornalisti ha rifiutato ogni commento, mentre un sostegno pieno al movimento, quasi un invito a non tornare a tacere, è arrivato da Maneka Gandhi, Ministro alla Condizione femminile e per lo sviluppo dell’infanzia.
Gandhi, rispondendo all’agenzia di stampa Ani, si è detta “molto felice che la campagna #MeToo sia partita in India”. Ha aggiunto di essere consapevole del rischio che qualcuna possa volersi vendicare di un torto, ma si è detta certa che le donne indiane siano responsabili. E ha ribadito un’opinione molto ferma: “Non c’è un limite di tempo per denunciare: se una donna ha subito molestie, non le dimenticherà mai. Accetteremo denunce e segnalazioni anche di dieci, quindici, venti anni fa. Se avete qualcosa da denunciare, la strada è aperta”. (ansa)
Dopo le attrici la campagna globale antimolestie investe politica e mondo dei media