ROMA – Nell’aggressione di Roberto Spada ci sono le caratteristiche del metodo mafioso: per questo deve restare in carcere. Il gip Anna Maria Fattori non ha convalidato il fermo, ritenendo insussistente il pericolo di fuga che veniva contestato per via dell’irreperibilità di Spada per due giorni, ma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare riconoscendo sostanzialmente l’impostazione dell’accusa. Ovvero l’aggravante del metodo mafioso (art. 7).
Spada è, infatti, accusato di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso e dai futili motivi.
Spada, secondo il quadro delineato dal gip, si è reso responsabile di un’aggressione brutale approfittando della presenza di testimoni, di un luogo pubblico, delle riprese di una telecamera, per documentare la propria forza e capacità di intimidazione con espressioni minacciose e molto esplicite. Con quel gesto, secondo il gip, Spada ha voluto dare forza ed efficacia al proprio potere in un territorio caratterizzato da uno stato di assoggettamento e da una garanzia di impunità. Voleva, insomma, riaffermare la propria forza e capacità di intimidazione.
“Quella testata è stata data perché sono stato provocato dal giornalista”, ha detto l’uomo nel corso dell’interrogatorio che si è svolto nel carcere di Regina Coeli. Spada ha risposto alle domande del gip, ammettendo di aver aggredito Daniele Piervincenzi, ma non ha fornito indicazioni sull’altro uomo presente al momento del pestaggio spiegando che non era in grado di dire chi fosse.
“Non mi riconosco in quel video. So di aver fatto una fesseria a comportarmi in quel modo. Quando è entrato in palestra, mi sono innervosito”, ha aggiunto. (giornalistitalia.it)
Lo ha riconosciuto il gip nell’aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi