La Caltagirone Editore ha rifiutato ogni intervento a favore delle Marche

Il Messaggero, cigs per 35 prepensionamenti

Il MessaggeroANCONA – E’ stata firmata al Ministero del Lavoro la cassa integrazione finalizzata al prepensionamento per 35 giornalisti del Messaggero (34 art. 1 di cui 6 nelle Marche e un art. 12).
Hanno firmato il piano Cdr, azienda e Fnsi (ma solo dopo aver ottenuto la sparizione dall’accordo della solidarietà “orizzontale” che l’azienda incredibilmente pretendeva). Non hanno firmato le associazioni regionali territorialmente competenti (Lazio, e Marche presenti, Umbria e Abruzzo assenti).
“La firma – spiega il Sigim – è stata preceduta da un ultimo tentativo di mediazione nel quale le Marche hanno ribadito l’impossibilità di sottoscrivere un piano fatto di soli tagli e di nessun investimento, caratterizzato da assoluta vaghezza su elementi-chiave dell’accordo a monte sottoscritto in sede aziendale”.
“A fronte delle chiusure non immediate, ma certe, delle redazioni di Pesaro e Ascoli e del concentramento dei redattori superstiti ad Ancona, nessun riferimento numerico – spiega il Sigim – è stato infatti fornito dall’editore su target diffusionali e pubblicitari a fine ristrutturazione una volta completato il «rilancio»; organico del nascituro «superdesk» anconetano subito gravato dal contratto di solidarietà; nuove assunzioni nelle Marche per sostituire i giornalisti che abbandoneranno la testata in caso di disponibilità del relativo fondo Inpgi (oggi incipiente); garanzie economiche per i redattori costretti al cambio di sede; clausole di garanzia stipendiali per la trasformazione degli art. 36 di Pesaro e Ascoli in corrispondenti art. 12”.
“A fronte di risparmi aziendali complessivi stimati dal Cdr – e quantificati al tavolo – pari a 30 milioni di euro per i prossimi otto anni, la Caltagirone Editore ha rifiutato ogni intervento a favore delle Marche. Persino la richiesta – da neppure 100.000 euro – di mantenere in via sperimentale un art. 1 a Pesaro e un art. 1 a Ascoli per i sei mesi successivi alla chiusura delle redazioni è stata respinta. Sarebbe stato – conclude il Sigim – un segnale pur minimo di investimento. Che non c’è stato”.
“Inevitabile – conclude il Sigim – la presa d’atto della mancanza delle condizioni per una firma. Il Sigim verificherà con il Cdr i vari «step» del piano nelle Marche, nei previsti incontri periodici”.

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