Il Sigim: “Il crollo delle vendite, figlio della scelta di accoppiarlo al Corriere Adriatico”

Il Messaggero Marche: tutta colpa del “panino”

Il Messaggero MarcheANCONA – Si è chiuso con un rinvio alla sede aziendale per l’assoluta distanza tra le parti il tavolo nazionale, convocato per oggi alla Fieg, sul piano di ristrutturazione del Messaggero tra Caltagirone Editore, Comitato di redazione, Fnsi e Associazioni regionali di stampa territorialmente competenti.
Il Sigim, il Sindacato dei giornalisti marchigiani, ha rappresentato all’azienda la necessità di riconsiderare la portata del previsto ridimensionamento del Messaggero nelle Marche.
Il progetto consiste sostanzialmente in:


- prepensionamenti ex lege 416/81 (peraltro a forte rischio, per saturazione e perdurante incapienza del relativo fondo Inpgi);

– chiusura delle redazioni di Pesaro e Ascoli;


- accorpamento dei redattori superstiti ad Ancona in un superdesk adibito al confezionamento delle attuali tre edizioni
;

– cronache pesaresi e cronache picene affidate unicamente a un corrispondente locale art. 12 e a collaboratori.


In considerazione del fatto che la caduta delle copie del Messaggero nelle Marche è figlia della scelta dell’editore di privilegiare il “panino” tra edizione nazionale del Messaggero ed edizione locale del Corriere Adriatico (altro giornale del gruppo), il Sigim ha rappresentato all’azienda le sue evidenti responsabilità sui numeri, e l’ulteriore colpo che deriverebbe da un ripiegamento-bis, dopo quello degli anni Novanta, al già fragile quadro dell’informazione regionale.
Massima tutela sul fronte professionale e personale, anche con adeguati indennizzi, è stata poi richiesta dal Cdr e dalle Associazioni regionali di stampa per tutti i colleghi eventualmente costretti a cambi di sede.
 A questo proposito il Sigim ha invitato l’azienda a considerare, tra le opzioni di prodotto pur rivisitato, anche la permanenza di art. 1 “remoti” nelle sedi a rischio, come segnale di investimento al di là dell’eventuale chiusura della redazione.
La Fnsi ha, infine, chiesto all’editore di predisporre in ogni caso un piano di ristrutturazione “misurabile”, che espliciti anche i target aziendali sul fronte dei ricavi. 
E’, infatti, diventata insostenibile per i conti dell’Inpgi questa sequenza pressoché ininterrotta di stati di crisi e piani di ristrutturazione che agiscono esclusivamente sul contenimento del costo del lavoro, senza coerenti e proporzionate assunzioni di impegno nella ricerca di modelli alternativi per la valorizzazione del prodotto.

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