MILANO – “Immaginavo che il mio post di ieri avrebbe provocato una reazione molto estesa: conosco e studio da tempo lo scollamento sociale che si è generato a scapito delle nuove generazioni e il divorzio tra giovani e informazione tradizionale. Conosco anche direttamente l’ingiustizia che si è creata nelle professioni, dove un turn over generazionale è semplicemente inconcepibile. Avevo detto a più riprese che era un dovere, per noi che ce l’avevamo fatta quando tutto era molto più facile, provare a restituire qualcosa in termini di chance per i giovani. E so che i buoni esempi, se funzionano, possono essere contagiosi, nel mio come in altri ambiti”.
Dopo l’annuncio di ieri («È giunto per me il momento di fare qualcosa di tangibile: far nascere un quotidiano digitale realizzato solo da giovani regolarmente contrattualizzati»), Enrico Mentana frena gli entusiasmi e taglia corto: “è bene essere chiari: io non posso da solo risolvere la questione giovanile in Italia. Se ne avessi avuto la forza e l’ambizione, oltre che idee adeguate, avrei lanciato l’idea di fondare un movimento, non un quotidiano on line. E sono solo un giornalista che vuol fare qualcosa di utile, non il ministro del lavoro”.
“Lo dico – affarma il direttore del Tg La7 – perché almeno all’inizio l’idea del quotidiano fatto dai giovani per i giovani si concretizzerà direttamente in alcune (spero molte) decine di posti di lavoro, mentre già in diverse migliaia mi hanno scritto, in una sorta di prematuro cammino della speranza on line”.
“Quindi, per favore, – ammonisce Mentana – non mandatemi curriculum. Per i mesi di luglio e agosto devo mettere a punto il progetto, garantirne la sostenibilità, delineare quel che potrò fare in prima persona, compatibilmente col mio ruolo di direttore non pigro di un tg, e con i vincoli che – sia pure con la consueta amicizia – mi darà il mio editore. Poi a settembre vi racconterò qui la road map e le modalità con cui si cercherà di fare il reclutamento dei redattori e collaboratori nel modo migliore e più trasparente”.
“Voglio fare le cose al meglio, – assicura Mentana – anche perché se lavoreremo bene altri poi magari seguiranno la stessa strada, e comunque l’obiettivo è creare un nuovo rapporto tra i giovani e l’informazione: la soddisfazione – se vinceremo – verrà dal consendo dei lettori, attraverso l’entusiasmo e la capacità di chi ci lavorerà. Ma ogni cosa a suo tempo. Fino a settembre stop a curriculum e affini, chiaro?”
Quindi un post scriptum: “grazie a tutti i giornalisti coi capelli grigi che hanno condiviso lo spirito dell’idea e si sono messi a disposizione. Confermo: gli stagisti saremo noi!”.
Diamo per scontato, infatti, che Mentana quando parla di “capelli grigi”, si riferisca a quanti come lui, hanno perso il colore della chioma molto prima di andare in quiescenza. I pensionati, infatti, magari con assegno d’oro e residenza all’estero, sono fondamentali per insegnare il mestiere nei corsi di formazione, nei convegni, per scrivere libri e commenti occasionali, ma in redazione, o comunque con quotidiana prestazione, sottraggono solo spazio e lavoro a chi non li ha mai avuti e, chissà, se li avrà mai. E questo, ne siamo certi, non lo vuole neppure Mentana. (giornalistitalia.it)
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