Firmata dal ministro Salvini la nuova direttiva: “Tutela a chi è davvero a rischio”

Meno scorte ai politici, più ai giornalisti

ROMA – Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato una nuova direttiva sulle scorte. Il provvedimento – spiega il Viminale – mira a “razionalizzare le misure di protezione esistenti” e a “fornire criteri più stringenti per un’analisi rigorosa delle situazioni che richiedono le tutele personali”. Obiettivo: “rendere più efficiente il servizio sia per personale impiegato che per risorse utilizzate”. “Siamo impegnati per garantire la massima tutela per chi è davvero a rischio – spiega il ministro – ma siamo determinati a recuperare centinaia di donne e uomini delle forze dell’ordine per assicurare la sicurezza a tutti gli altri cittadini”.
Al 1° giugno 2019 sono 569 le misure per le tutele personali, il 7,9% in meno rispetto alle 618 del 1° giugno 2018. È il Viminale a rendere noti i risultati di un “primo intervento di razionalizzazione” sulle scorte, proprio nel giorno in cui arriva una nuova direttiva ad hoc firmata dal ministro Salvini. Competenti a decidere in materia, ricorda il ministero, “sono appositi uffici all’esito dei riscontri informativi. Si tratta di atti amministrativi e non politici”.

Matteo Salvini

Al 1° giugno dell’anno scorso, le misure per le tutele personali vedevano impegnati 2.218 donne e uomini delle forze di polizia, più 230 agenti utilizzati per le cosiddette “vigilanze fisse” ad abitazioni e luoghi di lavoro; 434 le auto blindate fornite, 266 le vetture non specializzate. Esattamente un anno dopo, gli agenti utilizzati sono 2.015 (il 9,1% in meno), oltre a 211 per le vigilanze fisse; 404 le vetture blindate e 234 le vetture non specializzate.
Il Viminale taglia, dunque, le scorte a politici ed esponenti di Governo, mentre le aumenta ai giornalisti. Rimane identico, invece, il numero per magistrati e religiosi. L’ultimo report dell’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) svela che in un anno – dal 1° giugno del 2018 al 1° giugno del 2019 – i politici nazionali e locali sotto scorta sono diminuiti passando da 82 a 58; e così anche gli esponenti di Governo che nel 2018 erano 26, oggi sono 21.
Aumentato il numero dei giornalisti sotto scorta: un anno fa erano 18, ora sono 22. Rimane invece stabile il numero dei magistrati protetti, 274, così come quello dei religiosi, 11. In calo anche gli imprenditori e i dirigenti d’impresa sotto scorta: 32 rispetto ai 45 dell’anno scorso.
I dati, relativi al periodo 1 giugno 2018-1 giugno 2019, raccontano che complessivamente il numero delle scorte è diminuito: le misure per le tutele personali sono passate da 618 a 569. L’anno scorso erano 2.218 le forze di polizia impiegate più 228 agenti utilizzati per le cosiddette “vigilanze fisse” ad abitazioni e luoghi di lavoro, mentre esattamente un anno dopo, gli agenti utilizzati sono 2.015 ai quali si sommano 211 per le vigilanze fisse.
Sono aumentate le scorte per gli ex testimoni di giustizia e testimoni collaboranti (erano 10, ora sono 15); mentre sono diminuite per i familiari di collaboratori di giustizia (da 7 a 1).
Ritocco al ribasso anche per gli esponenti di associazioni sindacali: il 1° giugno del 2018 erano sotto scorta in 6, un anno dopo sono soltanto 2. Scende anche la quota dei consulenti governativi e docenti universitari sotto protezione: da 8 a 5.
Tra le Regioni, il “primato” è del Lazio dove però il numero diminuisce rispetto all’anno scorso: oggi sono 173 tutele contro i 209 di un anno fa. A seguire, la Sicilia con 124 contro i 142 del 2018. E poi, nella classifica regionale: terzo posto va alla Campania (70 contro i 68 dell’anno scorso), quarto posto per la Calabria (67, prima erano 69), quinti posto la Lombardia (40, nel 2018 erano 38). Meno scorte in assoluto, invece, nella Regione Marche con appena 1 tutela.
Le scorte di primo livello di rischio sono scese da 20 a 15, quelle di secondo da 61 a 53, di terzo da 270 a 267 e di quarto da 267 a 234. (agi)

Impietosa sforbiciata sulle scorte di quarto livello

È sulle scorte del quarto livello che la sforbiciata del Ministero dell’Interno è stata più impietosa. Duecentotrentaquattro le persone che da quest’anno continueranno ad usufruire di un poliziotto o di un carabiniere a tutela all’interno della propria auto, contro i 267 dello scorso anno.
È proprio nel  livello di rischio minore, quello che per intenderci hanno la moglie dell’ambasciatore americano o alcuni magistrati, che si è deciso di intervenire. Tuttavia, anche il grado più alto di attenzione si è snellito passando dai 20 scortati agli attuali 15. Il livello di rischio uno è l’unico non disciplinato e quindi personalizzabile a seconda delle esigenze e delle occasioni della personalità da tutelare, solitamente un Capo di Stato. Qui il numero delle macchine varia così come quello degli agenti di scorta.
Passano da 270 a 267, invece, i personaggi sotto tutela al livello tre. La sicurezza, in questo caso, è affidata a una macchina e a due persone, autista compreso. Al secondo livello, dal primo giugno di quest’anno, le persone scortate sono 53 contro i 61 del 2018: per loro due macchine blindate con due persone a bordo. (adnkronos)

L’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale (Ucis)

La legge rimette al ministro dell’Interno, Autorità nazionale di pubblica sicurezza, la competenza a adottare i provvedimenti e impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato, al traffico di sostanze stupefacenti, di armi o di parti di esse, anche nucleari, di materiale radioattivo e di aggressivi chimici o biologici o correlate a attività di intelligence di soggetti o organizzazioni estere.
Per contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia è stato istituito all’interno del dipartimento della Pubblica sicurezza l’ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale – Ucis, che ha compiti di gestione complessiva dell’apparato di protezione attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio.
L’Ucis è, dunque, l’ufficio attraverso cui il dipartimento della Pubblica sicurezza, nello specifico settore della protezione dei soggetti a rischio, coadiuva il ministro dell’Interno nella sua funzione di Autorità nazionale di pubblica sicurezza. (giornalistitalia.it)

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