MILANO – Vivendi è soddisfatta per il via libera del Tribunale di Milano al voto in assemblea il prossimo 4 settembre, ma Mediaset lo è ancora di più. Il giudice Amina Simonetti ha infatti ordinato al Biscione o a chi comunque presiederà l’assemblea sul riassetto del Gruppo di “ammettere i 113,533 milioni di azioni possedute direttamente da Vivendi, pari al 9,61% del capitale sociale di Mediaset e al 9,99% dei diritti di voto”.
Una decisione di cui Vivendi “si rallegra” dopo aver fatto ricorso in Tribunale lo scorso 4 luglio poiché era stata esclusa dall’assemblea del 18 aprile in cui si è approvato il voto maggiorato. Le fa eco però il Biscione, che definisce quella dei francesi come una “vittoria di Pirro”. Una definizione, questa, trapelata da Cologno Monzese che nella nota ufficiale si limita a sottolineare “con soddisfazione” che il Tribunale ha ribadito la “nullità dell’acquisto della partecipazione del 19,8% di Mediaset in capo a Simon Fiduciaria”.
In effetti, conti alla mano, Vivendi potrà indirizzare il suo 9,9% votando “no” al riassetto del Gruppo – e ha annunciato di farlo – ma non avrà i numeri necessari per bloccarlo, essendo stata esclusa dalla contesa Simon Finanziaria, depositaria del 19,8% francese. Essendo quella del 4 settembre un’assemblea straordinaria, sarà infatti necessario il via libera dei 2/3 capitale presente in assemblea che, senza Simon, è scontato.
Fin qui la battaglia legale, che vede prevalere con la forza dei numeri la posizione del socio di maggioranza (Fininvest) di fondere Mediaset e Mediaset Espana per dare vita a Media For Europe (Mfe). Un progetto che secondo i francesi penalizzerebbe i soci di minoranza, i cui diritti sarebbero “indebitamente privati nel quadro degli statuti proposti da Mfe”.
Poi però c’è la battaglia dei prezzi, su cui, al di là degli schieramenti, si potrebbe giocare la vera partita in assemblea. Il prezzo di recesso fissato per Mediaset, pari a 2,77 euro, è ora pericolosamente vicino al valore registrato venerdì in chiusura (-1,76% a 2,79 euro) e proprio da Piazza Affari potrebbero giungere sorprese sgradite.
Quadro diverso a Madrid, dove per il via libera alla fusione basta la maggioranza semplice. La chiusura di Borsa di venerdì non è stata incoraggiante (-1,57% a 5,75 euro), se si pensa al diritto di recesso fissato a 6,54 euro, ma qui non c’è nessun francese che se ne potrebbe andare. (ansa)