CITTA’ DEL VATICANO – “Davanti al degrado al quale assistiamo, che ci potrebbe paralizzare, dobbiamo chiederci: che cosa possiamo fare oltre ad essere i professionisti del lamento?”. A porre questa domanda ai media cattolici e ai loro operatori è stato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in occasione della celebrazione del decennale del direttorio per i media varato dai vescovi italiani.
“I professionisti del lamento – ha spiegato il presule – non mi piacciono, non mi interessano”. “Se non investiamo seriamente sulla comunicazione rischiamo l’irrilevanza e la marginalità, ma dobbiamo farlo con lo stile della Chiesa in uscita”, ha affermato Galantino.
Nel suo intervento il vescovo di Cassano Ionio ha ricordato la raccomandazione di Papa Francesco a non essere troppo prudenti: “meglio rischiare di rompersi un ginocchio che morire di piaghe da decubito”, ha osservato sollecitando il coraggio di “professionalità serie e credibili, che possano impegnarsi nei diversi media, ciascuno dei quali ha le sue modalità originali, con la voglia del lavorare insieme e di capire che la nostra missione è missione di comunione”.
Nell’incontro promosso dall’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali è toccato al vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Comunicazione e Cultura e assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, ricordare la genesi e il cammino del Direttorio.
“Di questo documento intitolato ‘comunicare il Vangelo in un mondo che cambia’ è rimasto tutto e di più perché c’è ancora molto da attuare”, ha sottolineato ricordando la diatriba che ci fu giù sul titolo, perché “ad alcuni vescovi non sembrava adeguata l’espressione comunicare il Vangelo perché, dicevano, la Chiesa annuncia il Vangelo, non lo comunica”.
“Dobbiamo raccontare l’altra faccia della luna 40 milioni di italiani che vivono in provincia e nessuno li racconta. Farli diventare dei casi nazionali”, ha detto Francesco Zanotti, presidente della Fisc, la federazione che raccoglie i 120 settimanali delle diocesi italiane, “oggi a rischio di essere silenziati perché accomunati alla casta, ma che dà voce ad una parte del Paese altrimenti dimenticata da tutti”.
L’intento, ha aggiunto Zanotti, è quello di “sconfiggere un certo pregiudizio che vuole questi media invece come «espressione dei preti»”. Alla tavola rotonda hanno partecipato anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, quello del Sir, Mimmo Delle Foglie, e quello di TV 2000, Paolo Ruffini. (Agi)
Mons. Galantino: “40 milioni di italiani vivono in provincia, ma nessuno li racconta”